Senso della penitenza cristiana

Penitenza non significa masochismo, ma pentimento per i propri peccati e compassione per i peccati e le miserie altrui. La penitenza è una virtù spirituale, ma poiché noi siamo composti di anima e di corpo, essa deve esprimersi anche in gesti concreti che dimostrino il nostro dispiacere e la nostra volontà di cambiare le cose.
Nell’Antico Testamento, la penitenza fatta col cuore dai peccatori più malvagi ha finito per commuovere il cuore di Dio e ottenere da lui il perdono; analogamente, sempre con la penitenza i fedeli intercedevano per tutti e ravvivavano il ricordo di Dio nel proprio cuore. Fin dall’inizio della sua predicazione Gesù ha esortato a fare penitenza e a credere al vangelo. Ai discepoli stupiti perché a differenza del Maestro non erano riusciti a guarire un indemoniato, Gesù rispose: «Questa specie di demoni non si scaccia se non con la preghiera e col digiuno». Il demonio non vuole che noi progrediamo e ci tenta sottilmente perché dimentichiamo le meraviglie del Signore e perdiamo di fervore; ma con l’aiuto di Dio, pregando e facendo penitenza, non dobbiamo più temerlo.
La penitenza è uno dei precetti generali della Chiesa: tutti i cristiani adulti e non infermi sono tenuti al digiuno (che consiste nel saltare un pasto) il giorno delle ceneri e il venerdì santo, ad astenersi dalla carne (nel senso di alleggerire i pasti) i venerdì di quaresima, e a fare un gesto di penitenza a propria scelta gli altri venerdì non festivi dell’anno. Queste indicazioni possono sembrare vaghe, ma è bene lasciare la libertà a ciascuno di trovare il modo a lui più consono di fare penitenza, però sempre con equilibrio e possibilmente in accordo con la propria guida spirituale.

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