La comunione dei beni

CParlando poi di… condivisione dei beni, e quindi come sobrietà austera, guardiamo pure le spese che vengono fatte nella Chiesa, ma prima riconosciamo che facciamo anche noi delle spese sciocche e poco evangeliche.

Ci sono chiese per le quali si continua a spendere troppo in tutti i sensi, senza pensare a quelle dei poveri missionari che non hanno neppure da mangiare! Questa è Chiesa? “Padre nostro, a me la bistecca, all’altro la buccia delle patate…”. Come posso chiamarlo Padre nostro? Dobbiamo accontentarci e poi amare, amare! Ciò di cui io parlo non è l’amore di sentimento, ma l’amore che magari vive in mezzo alle lacrime, in mezzo alla miseria.

La comunità… ci aiuta, ma ognuno è responsabile della sua personale santità, della sua profetica missione.

Se sono poco santo è causa mia, non è colpa degli altri. E se do giudizi negativi sugli altri la colpa è mia; così pure se non aiuto, per quanto mi compete, gli altri… a migliorare nelle virtù cristiane… Questo va fatto però senza violenza, senza arroganza, ma con quell’espressione d’amore che è tra me e Dio.

Ognuno deve fare il suo esame di coscienza. Il responsabile a cui chiediamo i consigli o i permessi per le nostre spese a volte si trova costretto a dirci dei sì che dovrebbero essere dei no, perché, se anche ci dice un no, capisce di non essere capito e accettato. Capita anche questo. È la nostra coscienza che deve guidarci! Dobbiamo accontentarci del necessario, per quanto riguarda il vitto, le spese, le gite e tutto il resto. Guardando al positivo, è importante andare a trovare gli ammalati, sostenere chi ha bisogno, aiutare i bambini…

Se Dio mi ha chiamato a essere consacrato, e Gesù per primo si è consacrato a me perché io mi consacri a lui, è bene, è piacevole, è gioioso, è felicità poterlo accontentare…

Ireos, marzo 2011


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