Per iniziare a pregare

Preghiera trinitaria

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Padre,

  • parlaci;
  • proteggici;
  • dacci la tua benedizione.

Gesù,

  • salvaci;
  • guidaci;
  • facci tuo Regno.

Spirito Santo,

  • consigliaci;
  • santificaci;
  • facci tuo Tempio.

Mamma,

  • aiutaci;
  • dacci Gesù;
  • donaci a Gesù.

Versione cantata (di Giovanni Tonello)

Preghiera del Consiglio

Benediciamo il Signore che ci diede il Consiglio,
poiché anche di notte istruisce il nostro cuore.

Ci addita la Via della Vita,
la pienezza di gioia davanti al suo volto.

Egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge che egli conduce.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel principio e ora e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Preghiere per meglio disporsi alla preghiera

1. Preghiera per poter credere

Signore,
dammi la fede.

Signore,
aumenta la mia fede.

Signore,
fammi vivere di fede.

2. Preghiera per poter pregare

Signore,
insegnami a pregare.

Signore,
aiutami a pregare.

Signore,
fammi pregare.

3. Eventuali giaculatorie

 

 

Per il commento alle preghiere, si veda qui sotto.

Preghiera trinitaria (invocazioni iniziali)

La prima preghiera (in forma di invocazioni) è stata composta negli anni Sessanta, durante un corso di Esercizi Spirituali [cf n. 0], e ben presto è stata adottata in Co­munità. Assieme alla “Preghiera del Consiglio” [n. 2], a quella “del Cammino” [n. 25] e alla Giaculatoria finale [n. 31] co­sti­tui­sce la “Preghiera del Gruppo”, che ne esprime l’unità spirituale.

Queste invocazioni o anche solo qualcuna, ripetute a lungo mentalmente secondo il ritmo del respiro esteriore e interiore, sono un’in­troduzione alla preghiera del cuore; recitate invece di seguito a mo’ di litania («Padre, parlaci; Padre, proteggici; Padre, dacci la tua benedizione»…) costituiscono la preghiera che apre gli incontri di Gruppo [n. 137] e che può introdurre anche ogni pratica di preghiera personale.

Pur nella sua semplicità, la preghiera usa espressioni profondamente radicate nella Scrittura; per la sua struttura ritmata non è lontana dalla preghiera del cuore della tradizione orientale (l’e­si­ca­­smo) e occidentale (come nella “nube della non‑co­no­scen­za”); richiama sia lo spirito ascetico dei “tre modi di pregare” di Ignazio di Loyola, sia lo spirito d’infanzia spirituale della preghiera spontanea di Teresa del Bambin Gesù.

Secondo un’im­ma­gine cara ad Ireos, il respiro del corpo è simbolo del respiro della preghiera, mediante il quale il Cielo entra in noi e ci fa vivere della vita eterna nel tempo. In questa prospettiva, tutta la vita umana è una invocazione alla Trinità che interviene concordemente nel mondo per la nostra salvezza e santificazione; ci si rivolge a Maria come alla prima congiunta per grazia alla Trinità divina perché ci indichi il fine della nostra stessa vita. La prima invocazione è “parlaci” e non “ascoltaci”, perché “in principio è la Parola” e l’uomo, “se Dio non gli parla, è come chi scende nella tomba”. Maria è chiamata “Mamma” non per sentimentalismo, ma in obbedienza al comando di Gesù dal­l’al­to della croce e in sintonia col suo atteggiamento filiale. «Tutte le preghiere, siano esse di supplica, di ringraziamento, di lode, liturgiche, pubbliche o personali, ancor prima di dar lode a Dio ci mettono in contatto con lui»: così le invocazioni iniziali ravvivano il nostro essere congiunti al Dio uno e trino, perché possiamo conoscerlo [cf n. 35].

La paternità di Dio fonda, ingloba e supera ogni paternità e maternità che sperimentiamo in terra. Per entrare in rapporto col Padre, non dobbiamo pensarlo con i limiti dei nostri genitori.

Proprio come il respiro del corpo, la preghiera deve essere continua, anche se a volte non è consapevole. A questo proposito, Ireos notava che “molti pensano di pregare, ma non pregano; molti altri pensano di non pregare, e pregano” magari con lamentazioni simili a quelle dei sal­mi: “Signo­re, ma perché?”. Le invocazioni litaniche possono perciò servire a rasserenare l’a­nimo e a far pian piano percepire e gustare la presenza di Dio; possono aiutare a pregare in ogni momento e luogo, anche nel bel mezzo degli impe­gni secolari e familiari, come quando si è in viaggio o si culla il proprio bambino; possono infine dar voce alla preghiera ancora inespressa di chi sta imparando a pregare.

[Riferimenti: Prima strofa: Mt 6,9; Lc 11,2; Gal 4,6; cf anche Sal 130,2; Mt 23,9; Ef 3,15 | Gen 1,1-3, Gv 1,1; Sal 27,1 | Sal 15,1; Gdt 9,11 | Gen 2,3; At 3,25-26; Ef 1,3 | Seconda strofa: Mt 1,21 | Mt 8,25 | Mt 8,19; Lc 9,57; 24,15 | Ef 5,5; 2Pt 1,11 | Terza strofa: Gv 14,26; Ez 37,9 | Is 11,2; 40,13 | Rm 1,4; 2Ts 2,13; 1Pt 1,2 | 1Cor 3,16; 6,19 | Quarta strofa: Gv 19,27 | Gv 2,5 | Lc 1,43; 2,7 | At 1,14 | Respiro della preghiera: Rm 8,19-26]

Preghiera del Consiglio

[Testo: Sal 15,7.11; 99,3 || Cf Mt 7,14 e 11,25; Lc 12,32; At 2,25-33; Ap 7,17]

Intreccio di citazioni salmiche e allusioni neotestamentarie, fu la prima – e rimane la più tipica – “preghiera del Gruppo”, compilata da Ireos e riportata nella Prima Regola del 1959. Tramandata con qualche piccola variante, costituisce un invito alla lode e alla preghiera. Recitata a mo’ di prece in Gruppo, ne esprime la spiritualità, così come è tratteggiata nella seguente rilettura spirituale.

“Benediciamo il Signore”, come Gesù benedisse il Padre per aver scelto i piccoli. “Che ci diede il Consiglio”, ossia lo Spirito Santo, con il dono di Consiglio, da cui scaturiscono i consigli evangelici. “Anche di notte istruisce il nostro cuore”: in modo inaspettato e pa­­radossale, come nei sogni biblici; o in ogni momento della quoti­­dia­­­­nità; o negli incontri comunitari, fin dall’inizio perlopiù serali. “Ci addita la Via della Vita” nella resur­rezione, come a Gesù al Sabato Santo; ma anche la via della vita eterna “già e non ancora” nella santificazione. “La pienezza di gioia davanti al suo volto”, ossia la “pace della gloria”. “Egli ci ha fatti”, cioè creati, rigenerati nella salvezza e consacrati nella Chiesa, ma anche costituiti come Gruppo. “Noi siamo suoi”, per la consacrazione battesimale e personale. “Suo popolo”, nella Chiesa, mescolati con semplicità nella società. “Suo gregge”, o gruppo di Cristo, “che egli conduce”, ossia con umiltà, seguendo Cristo Agnello e Pastore.

Nel 1987 Ireos spiegava così il senso di tale preghiera [cf n. 0]:

‹ Coloro che con fede accolgono la sacra Scrittura… trovano nel salmo 99 quella frase che noi abbiamo estratta e messa nella nostra preghiera…: “Egli ci ha fatto e noi siamo suoi”…. Dal primo uomo, Adamo, a tutti gli altri fino alla fine del mondo, una volta che entrano nella casa gloriosa di Dio tutti scoprono la verità tota­le di questa frase, e la cantano e la declamano con gioia…. Infatti noi siamo venuti alla luce per amore del Padre: è Dio che… con quello stesso amore con cui ha generato il suo Unigenito… ha creato ognuno di noi… a sua immagine e somiglianza…. Ed è proprio perché egli ci ha fatti così, che noi riconosciamo e diciamo: “Egli ci ha fatto e noi siamo suoi”…. Il Verbo che è fin da principio, cioè l’Unigenito, generato e amato indissolubilmente dal Padre, si è incarnato, si è fatto uomo per salvarci…. Abbiamo un fratello Dio. È stupendo osservare come questo fratello ama suo Padre e come ama noi. Ci ama a tal punto da sacrificarsi sulla croce, morire e risorgere…. Ci ha rigenerati e rifatti suoi…. È stato così generoso… da trovare il modo di restare sempre con noi, mediante la presenza eucaristica…. Condivide i nostri problemi, ci sorregge, e per dono ci restituisce l’immagine primitiva che avevamo perso a causa del peccato…, ci ridona un volto ancor più splendente di quello primitivo, e noi, meglio e più completamente, riconosciamo che egli ci ha rigenerati e noi siamo suoi. Fino ad ora abbiamo riconosciuto che siamo del Padre e del Figlio, ma ciò non basta perché noi siamo anche dello Spirito Santo. Tra le tre persone divine vi è unanimità di consenso: esse operano in piena armonia, per cui lo Spirito Santo, che già all’ini­zio aleggiava sulle acque, che coperse il seno di Maria, che si presentò nel momento del Battesimo di Gesù Cristo, e che illuminò con la sua fiamma la Chiesa rappresentata da Maria e dagli apostoli, scende nel tempio di ogni uomo per… sorreggerlo nella sua santificazione. Tutti gli uomini di tutti i tempi… ricevono, nel modo più opportuno il dono di essere familiari di Dio, i congiunti di Dio. È in questo contesto che le creature umane sono in grado di constatare, e quindi di affermare fino in fondo, che esse sono fat­te da Dio, e che quindi sono sua stupenda proprietà. Nella nostra prima preghiera abbiamo perciò anche inserito una frase tratta dal salmo 15, che dice: “Benediciamo il Signore che ci diede il con­siglio”, e nel salmo la parola ‘consiglio’ significa l’aiuto, la buo­na parola, il sostegno, l’indirizzo al bene. Un po’ alla volta ci siamo accorti che per noi quella parola assumeva dei nuovi contenuti, e così la minuscola venne sostituita dalla maiuscola, così da in­­tendere: “Be­ne­di­ciamo il Signore che ci die­de lo Spirito Santo”. Come e cosa fare per piacere a Dio? È ne­cessario impegnarsi a diventare più buoni, più virtuosi…. La som­ma di questi… “più” è il contenuto della parola ‘consacrazione’ ›.

Preghiere per disporsi a credere, pregare, lasciarsi santificare

 

Le invocazioni a Gesù per poter credere e pregare sono le prime preghiere, semplicissime e di chiara derivazio­ne evangelica, compo­ste da Ireos al tempo della conversione, nei primi mesi del 1950, e da lui ripetute per tutta la vita. Ad esse sono collegate la preghiera per farsi santo, che riecheggia una formula allora in uso, e le invocazioni a Maria, composte presso l’Ospedale del­l’An­nun­cia­ta a Milano la seconda l’11 febbraio, memoria delle ap­parizioni mariane a Lour­­des, e la prima il 25 marzo 1950, Solennità del­l’An­­nun­ciazione, all’inizio di un nuovo cammino.

La fede è riscoperta in connessione con la preghiera come rapporto personale con Gesù; è lui infatti l’“autore e perfezionatore della fede” stessa, la quale si presenta come in tre gradi: l’“avere fede”, ossia la iniziale fiducia almeno minimale in Gesù; l’“au­men­tare la fede” tramite la progressiva adesione alla Parola e conoscenza dei misteri; e il “vi­vere di fede”, tramite la “fede che o­pe­ra nella carità” impregnando la vita. E la fede, come la preghiera, è un dono da accogliere, che cresce in noi dal di dentro: tendere alla perfezione della santità non è quindi un egoistico sforzo di autoperfezionamento, ma il desiderio di dar gloria a Dio, ciascuno secondo la misura ricevuta: “Nella Chiesa ci saranno recipienti grandi e piccoli: l’importante è che siano tutti pieni”.

Ireos aveva formulato anche altre due giaculatorie:

O Signore,
soltanto per la tua gloria e la santità della Chiesa,
aiutami a farmi santo, presto santo, grande santo
secondo quanto hai stabilito per me. Amen.

Madonna Annunciata,
ti ringrazio per il bene che mi hai fatto
e confido che continuerai a farmene per tutta la vita.
Mia Signora, preparami perché io venga in Paradiso.

Senza per nulla sminuire la centralità ed essenzialità di Cristo e il primato assoluto di Dio, Maria è riscoperta come colei che ci dà Gesù e ci dona a Gesù, esercitando una fondamentale funzione di aiu­to: non solo universalmente, con il suo “Eccomi” all’In­carna­zio­ne, ma anche intercedendo e intervenendo per ciascuno di noi.

L’Annunciazione del 1950 è particolarmente importante per Ireos e il Gruppo, perché da allora, come ha scritto nel 1995, “ha pre­so consistenza un messaggio, un linguaggio, con il quale è stato aiutato a capire e ad accogliere la vocazione”. Anche a partire dal 10 febbraio 1957, i primi che si riunirono in Gruppo per aiutarsi nella fede presero la consuetudine di recitare un’Ave Maria ogni giorno per tenersi in comunione anche nella vita quotidiana; per questo Ireos diceva che “il Gruppo è stato sostenuto da un’Ave Maria”.

Come tutte le altre invocazioni, possono essere recitate con calma e in forma ripetuta, per suscitare e favorire l’atteg­gia­men­to di abbandono in Dio e di orazione e con­tem­plazione; in particolare le invocazioni a Gesù possono servire a introdurre la meditazione.

 

[Riferimenti: Invocazioni sulla fede: Mc 9,24; Lc 17,6; Rm 1,17 | Vivere di fede in Gesù: Eb 10,38 e 12,2; Gal 5,6 | Invocazioni sulla preghiera, Lc 11,1]