Giovanni e il canto di Alleluia

Giovanni Molaschi fu uno dei primi a entrare nel Gruppo; morì nel 1980.

Così Ireos riassunse la testimonianza da lui data nella malattia e in punto di morte.

Il nostro fratello Giovanni Molaschi [2] soffriva molto per un tumore al fegato. Quando ancora era pienamente cosciente mi aveva detto: «Quello che Dio fa è sempre giusto». L’ultima sua notte eravamo in ospedale a vegliarlo e, mentre pregavamo al suo capezzale, uno di noi rivolse verso di lui un piccolo crocifisso. Giovanni immediatamente si risvegliò dal torpore e con aspetto trasfigurato si protese in avanti, come attratto da qualcosa che vedeva, e come seguendo un coro intonò per molte volte: «Alleluia!». Appena il crocifisso fu riposto da chi lo tene­va, Giovanni pronun­ciò le parole: «Abbà! Padre!» e ricadde nel suo stato di torpore. Qualche ora dopo, prima dell’alba, improvvisamente, sebbene non ci fosse vento, con un boato si spalancò di colpo la grande finestra della stanza e ci accorgemmo che Giovanni era spirato. Pensai alla Pente­coste [3].


[2] Giovanni Molaschi, nato nel 1938, fu tra i primi appartenenti al Gruppo. Nel 1980, ammalatosi di tumore al fegato e ricoverato presso l’Ospedale di via Francesco Sforza a Milano (lo stesso dove trent’anni prima era stato ricoverato Ireos), vi subì dolorosi interventi chirurgici e vi morì il 9 marzo.

[3] Tutto l’episodio si è svolto secondo un linguaggio mistico attestato nella Scrittura: la manifestazione dopo un segno di attenzione al crocifisso [cf Mt 27,48]; il cambiamento di aspetto e di colore (bianchissimo) come alla Trasfigurazione [cf Mc 9,3]; l’“Alleluia” nei cieli [cf Ap 19,1]; il coro degli angeli [cf Lc 2,14] come alla nascita di Gesù, ma anche a Pasqua, secondo la sequenza liturgica pasquale [cf Victimae Paschali]; la preghiera al Padre [cf Mc 14,36; Rm 8,15]; il “vento che si abbatte gagliardo” a Pentecoste [cf At 2,2]; testimonianza solo di pochi intimi [cf Mc 9,2; 14,33]. Narrando a voce l’episodio, Ireos notava inoltre che i testimoni stessi, nel riferire l’accaduto, pur concordando sugli avvenimenti fonda­mentali, li ricordavano (o li avevano percepiti) in maniera leggermente diversa gli uni dagli altri, come accade in alcuni fatti mistici [cf At 9,7;  22,9; 26,14].