Commento alla preghiera del Consiglio

Commento alla preghiera del Consiglio (per il trentesimo del Gruppo)

10 febbraio 1987

Vorrei anche questa sera, in questa occasione, restare collegato con tutta la chiesa e con tutto il mondo, perché non sarebbe giusto guardare soltanto alla nostra presenza.

Coloro che con fede accolgono la sacra Scrittura, in modo particolare i cristiani per quanto riguarda tutta la Bibbia, e gli ebrei per la parte riguardante l’Antico Testamento, trovano nel salmo 99 quella frase che noi abbiamo estratta e messa nella nostra preghiera. La frase dice così: «Egli ci ha fatto e noi siamo suoi».

Questa frase non è valida soltanto per coloro che la leggono su questa terra, perché dal primo uomo, Adamo, a tutti gli altri fino alla fine del mondo, una volta che entrano nella casa gloriosa di Dio tutti scoprono la verità totale di questa frase, e la cantano e la declamano con gioia: «Egli ci ha fatto e noi siamo suoi».

Infatti noi siamo venuti alla luce per amore del Padre: è Dio che ci ha creati. Questo dobbiamo dirlo anche a coloro che non credono.

Dio ci ha creati con quello stesso amore con cui ha generato il suo Unigenito. Con quell’immenso amore ha creato ognuno di noi e ci ha fatti a sua immagine e somiglianza. Il nostro volto fatto a sua immagine e somiglianza rispecchia il volto di Dio. Nell’uomo vi è riflesso il volto di Dio, il suo amore, il suo mistero.

Ed è proprio perché egli ci ha fatti così, che noi riconosciamo e diciamo: «Egli ci ha fatto e noi siamo suoi».

La Parola, il Verbo che è fin da principio, cioè l’Unige­nito, generato e amato indissolubilmente dal Padre, si è incarnato, si è fatto uomo per salvarci. Si è fatto riconoscere quale egli è, cioè l’Unigenito di Dio nostro fratello. Abbiamo un fratello Dio.

È stupendo osservare come questo fratello ama suo Padre e come ama noi. Ci ama a tal punto da sacrificarsi sulla croce, morire e risorgere. Tutto questo per ogni uomo. Con il suo sacrificio ci ha rigenerati e rifatti suoi.

Il Dio incarnato è stato così generoso con le creature da trovare il modo di restare sempre con noi, mediante la presenza eucaristica. Nell’Eucaristia è realmente presente Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’agnello della salvezza, l’Uomo nostro fratello.

E così abbiamo sempre con noi questo Dio fratello, il quale condivide i nostri problemi, ci sorregge, e per dono ci restituisce l’immagine primitiva che avevamo perso a causa del peccato. Mediante questo suo intervento, del tutto gratuito, ci ridona un volto ancor più splendente di quello primitivo, e noi, meglio e più completamente, riconosciamo che egli ci ha rigenerati e noi siamo suoi.

Fino ad ora abbiamo riconosciuto che siamo del Padre e del Figlio, ma ciò non basta perché noi siamo anche dello Spirito Santo. Tra le tre persone divine vi è unanimità di consenso: esse operano in piena armonia, per cui lo Spirito Santo, che già all’inizio aleggiava sulle acque, che coperse il seno di Maria, che si presentò nel momento del Battesimo di Gesù Cristo, e che illuminò con la sua fiamma la Chiesa rappresentata da Maria e dagli apostoli, scende nel tempio di ogni uomo per abitare nel suo cuore e sorreggerlo nella sua santificazione.

Tutti gli uomini di tutti i tempi nel piano della creazione, di redenzione, e di santificazione, ricevono, nel modo più opportuno il dono di essere familiari di Dio, i congiunti di Dio.

È in questo contesto che le creature umane sono in grado di constatare, e quindi di affermare fino in fondo, che esse sono fatte da Dio, e che quindi sono sua stupenda proprietà.

Nella nostra prima preghiera abbiamo perciò anche inserito una frase tratta dal salmo 15 che dice: «Benediciamo il Signore che ci diede il consiglio», e nel salmo la parola “consiglio” significa l’aiuto, la buona parola, il sostegno, l’indirizzo al bene.

Un po’ alla volta ci siamo accorti che per noi quella parola assumeva dei nuovi contenuti, e così la minuscola venne sostituita dalla maiuscola, così da intendere: «Benediciamo il Signore che ci diede lo Spirito Santo, che ha creato il Piccolo Gruppo  di Cristo».

Nella Chiesa, nel tronco di questo albero, ha fatto germogliare un piccolo virgulto, una gemma preziosa; è un germoglio umile, forse il più piccolo, forse il meno importante. A me e a noi piace ed interessa, perché è un dono dato a noi, una presenza che cercheremo, con la grazia divina, di fortificare, per renderla sempre più importante agli occhi di Dio.

Come e cosa fare per piacere a Dio? È necessario impegnarsi a diventare più buoni, più virtuosi, più poveri, per essere più caritatevoli, più puri nel corpo e nell’anima, per essere bianchi come neve, più obbedienti, per restare nella società mondiale più umili.

La somma di questi e di tutti gli altri “più” è il contenuto della parola “consacrazione”.

Siamo dei consacrati a Dio, persone che si dedicano a realizzare la sovranità di Dio, che curano gli interessi di Dio. Per i consacrati Dio è il Tutto, il sogno di Tutto, l’amore a cui tutto converge e tutto si riferisce: Dio ci dona il suo amore, la sua presenza e la sua misericordia.

Questo Dio uno e trino è colui che ha fondato questa comunità; l’ha fatta nascere nel silenzio dello Spirito Santo, nel nascondimento della Chiesa. È lo Spirito Santo che l’ha voluta. Nessuno di noi l’aveva pensata, nessuno di noi l’ha progettata. Abbiamo camminato in obbedienza alle realtà che di volta in volta riuscivamo ad accogliere. Il bene, il buono, il migliore ci attirava e costruiva la vocazione.

Ed ora come rispondere meglio alla vocazione?

Desidero fare un esempio. Probabilmente abbiamo un papà all’altezza del suo compito; o forse non abbiamo un padre terreno molto valido. Ma adesso pensiamo ad un padre buono, maturo, e ad un figlio adulto, che si abbracciano e in quell’abbraccio mettono tutta la loro vita. Il padre, abbracciando il figlio, è felice d’aver collaborato con Dio nell’aver dato la vita a quella creatura che è suo figlio; e il figlio, abbracciando il padre che stima, è felice ed orgoglioso di avere nelle vene il suo stesso sangue.

Con questa bella immagine guardiamo ora a nostro Padre creatore, a nostro fratello Dio redentore, al nostro consolatore e santificatore che è lo Spirito Santo.

Restiamo abbracciati a questo Dio trino per meglio adorarlo e servirlo da figli. Facciamo che la nostra lode nasca dalle azioni, dalle opere che riconsacrano il mondo; sia il nostro un servizio concreto, anche se nascosto e umile, un servire che prenda origine dalla generosità di Maria, la quale ha detto «sia fatto secondo la tua parola»; e dall’esempio di Gesù Cristo, il quale affermò «non la mia ma la tua volontà».

Anche noi uniti a Maria e Gesù ripetiamo le parole che abbiamo scelto come motto durante il periodo sabbatico appena concluso. Questa frase che appartiene alla preghiera del Padre nostro venga detta mentre abbracciamo Dio Padre che ci ama e ci sorregge. Diciamola con la stessa intensità con la quale Cristo ce l’ha insegnata, diciamola ora e sempre in unione con tutta l’umanità:

«Dio, Padre nostro, sia fatta la tua volontà