Creati, rigenerati, consacrati (1986)

Introduzione

Ci siamo riuniti nel nome della Santissima Trinità per lodarla e ringraziarla per tutto quello che ha fatto e ancora farà per tutti noi, per ognuno di noi. Siamo qui per cercare di vivere sempre meglio alla presenza del Dio Trino. Oggi quindi, più che soffermarci a pensare, dovremmo metterci in condizione di esperimentare il Dio con noi mediante la realizzazione di un profondo silenzio che ci isoli da ogni parola umana.

Cerchiamo di realizzare un sottofondo d’assoluto silenzio, uno stato interiore di grande umiltà, perché il Vivente possa prendere possesso di noi e con più evidenza ci faccia capire come lui ci vuole.

Per questo la nostra offerta dovrà essere totalmente aperta ai suoi progetti. Qualunque cosa egli ci chiede dovrebbe essere pronta la nostra risposta: «Eccomi Signore

Il Papa ci ha invitato ad aprire le porte a Cristo. La nostra persona deve aprirsi, donarsi senza nessuna riserva perché altrimenti non riesce a sviluppare, crescere e fiorire il dono della consacrazione.

L’averci chiamati in questa comunità voluta da lui, costruita da lui, sorretta da lui è il segno di come lui ci vuole. L’approvazione è il sostegno da parte della Chiesa ambrosiana nella quale noi siamo nati, è la conferma che quello che noi siamo come comunità si trova in sintonia con il cammino della Chiesa.

Siamo una componente della Chiesa, una piccola espressione dell’infinita presenza di Dio. In questa realtà, che nasce dall’amore di Dio, soffermiamoci a capire, per quanto ci è possibile, i doni di Dio; doni elargiti con abbondanza a tutta l’umanità, ma che noi dovremmo cercare d’osservare nella luce della nostra vocazione. Ricordare e ravvivare queste cose ai più anziani di noi e farle emergere ai più giovani è anche compito della comunità.

Tre sono i punti che vorrei evidenziare in questa meditazione:

– La chiamata all’esistenza

– La chiamata al battesimo

– La chiamata alla consacrazione.

Il Battesimo

Sarebbe logico che la mia esposizione seguisse i punti come li ho citati, ma preferisco soffermarmi prima a riflettere sul battesimo perché di questo sacramento è più facile sentir parlare da parte dei predicatori. Esso ci è più familiare e pertanto con più facilità ne cogliamo il valore e l’importanza.

Il battesimo ha il compito di rigenerarci: da creature intrise nel peccato originale ci fa creature amiche di Dio. Il battesimo ci inserisce nella Chiesa e ci fa popolo santo in comunione con il Dio Trino. Il Padre guardandoci nel Figlio ci perdona e ci riammette alla Sua presenza; il Figlio applicandoci il suo sacrificio ci redime e lo Spirito Santo ci infonde la santità, ci introduce nella realtà divina.

Perché questi doni possano essere efficaci nel corso di tutta la vita occorre che chi li ha ricevuti non li renda inefficaci mediante il peccato. Il peccato personale ha la forza di rendere inefficace in sé il dono del battesimo, che invece va conservato integro mediante una vita che rimanga nella legge e nell’amore della grazia. Il dono del battesimo è inestimabile ed è il fondamento del patto di Dio con gli uomini.

Dio è fedele a questa alleanza, ma perché essa porti frutto cioè ci conduca alla gloria, è necessaria la nostra fedeltà alla vita di grazia. Non mi soffermo a ricordare che l’eventuale caduta nel peccato viene eliminata dal sacramento della riconciliazione, cosa che già sappiamo e che tralascio di approfondire perché ci porterebbe lontano da quello che oggi vogliamo meditare.

Il battesimo ci offre sicurezza perché ci ha inseriti nella salvezza offertaci da Cristo morto e risorto per noi. Attualmente apparteniamo alla Chiesa temporale (popolo di Dio visibile), ma con la grazia divina siamo in cammino verso la Gerusalemme celeste.

È importante dare uno spazio sufficiente a questo pensiero affinché esso pervada sempre tutta la nostra esistenza e si realizzi ciò che il Vangelo dice. Però è necessario che oggi, domani e nel giorno seguente io cammino perché non può accadere che un profeta (un consacrato) muoia fuori di Gerusalemme [1].

Il battesimo non è un dono isolato, ce n’è uno che lo precede e senza il quale il battesimo non sarebbe necessario: mi riferisco al dono della vita, che ci è stata data gratuitamente.

Non dipende da noi essere venuti al mondo; i nostri genitori hanno collaborato con Dio ma Lui ci ha chiamati alla vita in un momento preciso che lui conosceva da sempre. Ci ha creati con amore pur sapendo che la nostra concezione avviene nel peccato originale.

Il suo amore infinito ci concede la vita anche se questo ci coglie mentre non siamo in grado di gratificarlo per tale dono Infatti egli con animo pieno di speranza ci guarda attraverso il Verbo incarnato il quale rigenerandoci ci mette nuovamente nella condizione di riavere in un modo ancor più perfetto tutti i doni che Dio ci aveva elargito nel primitivo progetto in cui eravamo stati pensati.

Tutto questo avviene con sicurezza e abbondantemente per chi riceve il battesimo, ma l’applicazione della redenzione, anche se in un modo a noi non chiaro, certamente raggiunge ogni creatura che pur non conoscendo Dio vive secondo retta coscienza.

Nella Genesi sta scritto: «La terra era una massa senza forma e vuota; le tenebre ricoprivano l’abisso, e sulle acque aleggiava lo Spirito di Dio» [2]. In una realtà che è ancora informe e vuota è presente lo Spirito di Dio, dunque il suo Spirito, il suo amore protegge, custodisce ogni realtà.

Egli è presente e ama generosamente ogni creatura ancor prima d’esser contraccambiato. Queste profonde e stupende realtà che superano ogni aspettativa ci danno la gioia di vivere.

Esistiamo perché Dio ci ha creati con amore; fin dall’i­ni­zio siamo amati nel sacrificio redentivo di Cristo; viviamo nell’amore dello Spirito Santo.

Vorrei che si fermassimo sovente a contemplare queste realtà che riempiono il cuore e l’anima di serenità e di pace. Tutte le bellezze e i valori del mondo, pur essendo realtà stupende, vengono adombrate dalla gioia, dal piacere persino sensibile che queste realtà eterne ci infondono. Dio è all’origine della nostra vita, Dio è il sostegno del nostro esodo terreno, Dio è la gloria della nostra vita futura.

Dio è Padre di tutte le creature.

Queste stupende realtà della quali riusciamo solo a balbettare qualche cosa e a recepire in modo esiguo soltanto delle briciole, a tutti richiedono un cammino fatto con passo fermo e sicuro.

Alcune volte specialmente quando la fede non viene sostenuta in modo adeguato dalla preghiera e dalla virtù, le idee possono vacillare; il cammino si appesantisce, e produce fatica e sfiducia. La strada si fa oscura e la luce della gloria futura appare insignificante.

Lo Spirito Santo però interviene a sostenere le sue creature, le incoraggia, le riassicura, infonde loro forza e coraggio. Dona alla Chiesa i sacramenti, la liturgia, la illumina nella pastorale affinché resti capace di servire i credenti nella loro storia la sostiene negli impegni di carità.

In questa sua grande generosità egli le offre persino il dono della consacrazione. Chi l’accoglie riesce meglio ad esprimere la presenza divina. Mediante questo dono sono sorte comunità con servizi particolari come quelli religiosi, missionari, caritativi, educativi…

A noi ha concesso di nasconderci nell’anonimato del quotidiano. Ci ha lasciati immersi nella massa del mondo, nel semplice popolo ecclesiale. Come Gesù ha tenuto nel nascondimento 1a sua divinità, noi siamo tenuti a vivere la consacrazione nell’ombra.

Tenerla nascosta non vuol dire non averla ricevuta, non possederla, non usarla. Dobbiamo servircene per lasciarci santificare, essere strumenti attivi nelle mani di Dio. Per questo dovremmo chiedere al Signore, tramite Maria, che ci aiuti a conoscerlo nella sua misteriosa realtà e a poterlo meglio amare.

Aumenta perciò la mia fede.

La consacrazione ci chiama a vivere in stato di Carità, o meglio, a causa della nostra debolezza, in una esistenza nella ricerca della Carità di Dio e nella comunione con gli uomini. Perciò dobbiamo essere persone che dialogano e condividono i problemi di ogni uomo perché ogni uomo, anche quando esso non lo sa, è nostro fratello in Dio Padre nostro creatore e in Cristo nostro fratello redentore.

La nostra anima e il nostro cuore con la grazia divina hanno la capacità di amare ogni persona creata. I problemi del mondo amato da Dio devono essere i nostri problemi!

Il nostro Cardinale Martini ci ha richiamati a “farsi prossimo”. I guerrafondai, gli sfruttatori, i delinquenti, gli assassini, le persone corrotte e immorali sono nostri fratelli! Non dobbiamo vergognarci di loro ma aiutarli fraternamente a uscire dalle loro errate situazioni .

Dobbiamo amarli come ci ha insegnato Gesù che è stato crocifisso in compagnia di due ladroni; uno dei quali lo stesso giorno viene portato in paradiso e l’altro, che lo sta bestemmiando non é condannato ma gli viene lasciato altro tempo perché possa ricredersi e convertirsi. Con il dono di Dio cerchiamo di farci una mentalità divinizzata aperta all’amore del creato.

Per ottenere questo dono, quanto tempo impegnamo nell’intrattenerci con le realtà dello Spirito invisibile ma reale?

Vogliamo essere i contemplativi nel mondo, nelle famiglie, per essere i fedeli che attirano le persone a Dio mediante un costante esempio di fedeltà.

Non dimentichiamo che la fedeltà e le virtù del credente sono un grande polo d’attrazione per chi non è fedele ed anche per il non credente. La serenità del fedele unito al suo Dio in una vita unitiva attira l’attenzione, se non altro la curiosità, dell’ateo. Un cristiano fedele riesce a suscitare stima e a provocare interrogativi anche quando nei suoi confronti si esprimono atteggiamenti di derisione.

In un contesto mondiale ove la fede sembra dividerci, l’appartenenza al genere umano resta il motivo che ci unifica.

Anche in questo contesto naturale noi siamo invitati a ricordarci che il prossimo è nostro fratello e perciò il nostro comportamento deve essere adeguato alla nostra fede, a ciò che ci dice il Vangelo.

Consacrati per amare e servire la Chiesa come l’ama e la serve Dio e per essere presenti in modo costruttivo e fraterno tra gli atei.

Consacrati per meglio rispondere al dono della vita e della fede.

Se aver acquisito la vita è un fatto il cui valore é inestimabile; se aver ricevuto la rigenerazione (battesimo) in Cristo ci ha fatto nuove creature capaci di accogliere la verità; se lo Spirito Santo (cresima) ci dà la forza di vivere nella fedeltà, il dono della consacrazione è un costante invito e sostegno nell’ascesa nella virtù unitiva. Non solamente seguire Cristo ma restare in Cristo.

Non solamente illuminati dallo Spirito, ma posseduti dallo Spirito per poter chiamare Dio Padre nostro, non soltanto perché lo è di fatto, ma perché gioiamo di questa paternità.

Per dono, soltanto per dono apparteniamo alla famiglia divina, ma ogni creatura è chiamata a farne parte con la sua adesione, con la sua esigua ma totale collaborazione. In questo contesto ben accetto è il dono della consacrazione, che ci invita a cederci totalmente a lui per lasciarci santificare.

Essere santi perché la nostra esistenza, sorta dall’amore di Dio, che ci ha creati e rigenerati, non resti incompleta.

Essere santi per abitare in eterno nella Famiglia Santa.

Essere santi non per poterci vantare, o per acquisire delle pretese, ma perché Dio, con suo pieno diritto e nostra libera scelta, è degno di essere lodato e glorificato adesso e in eterno.

 


[1] Lc 13,33.

[2] Gen 1, 2-3.