La porta stretta – Lettera aperta, indirizzata al vento? (1980)

Durante la liturgia della Santa Messa odierna è stato letto il Vangelo secondo Luca, capitolo 13, versetti 22-30:

Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

 

Da parecchio tempo non riascoltavo con attenzione questo brano evangelico che oggi mi ha conquistato particolarmente.

Infatti sono stato intensamente avvinto dal suo contenuto da non riuscire a seguire la predica del sacerdote. Ho meditato e mi sono esaminato alla luce della Verità divina. La conclusione nei miei confronti ha rivelato che devo riprendere quota, perché mi sono adagiato in una strada ampia e comoda, ricca di secolarismo.

In seguito ho lanciato uno sguardo che ha abbracciato tutta la comunità.

So di non essere al posto adatto per possedere la grazia del proprio stato per valutare con correttezza la realtà comunitaria.

Sono certo di non avere elementi sufficienti per guardare con rettitudine la vita dei componenti il Gruppo. Sono convinto che una buona parte approfondiscono il tema della porta stretta e cercano di percorrere la strada che vi conduce ma… Vi è un “ma”, che mi lascia perplesso. “Ma” tutti sappiamo che vi è una sola porta ed è piccola?

Una porta stretta, nella quale ci si deve sforzare per entrare. Nessuno è tanto magro da entrare facilmente, tutti dobbiamo sforzarci e sforzarci continuamente, per sempre, fino all’ultimo respiro.

Non vi sembra che a ben pensarci tante cose, anche a prima vista e anche senza essere scrupolosi, vanno cambiate o perlomeno perfezionate? Tutti dovremo sbarazzarci di qualche cosa altrimenti non passeremo.

Un’occhio attento e meditativo che guarda all’interno e all’esterno di sé stesso saprà trovare senz’altro cose di cui disfarsi. Anche adesso in questo momento come per sempre nel futuro è il caso di decidersi di eliminare ciò che ingombra il cammino alla santità.

Il Vangelo, costantemente, ci richiama in vari modi la realtà della porta stretta:

– «Lasciate che i piccoli vengano a me» (Luca 18,16);

– «Ecco la serva del Signore» (Luca 1,38);

– «Chi vuole essere primo tra Voi, sia servo di tutti» (Marco 10, 44);

– «Non resterà qui pietra su pietra che non sia distrutta» (Matteo 24, 2);

– «Amate i Vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano» (Matteo 5, 44);

– «Trattami come uno dei tuoi salariati» (Luca 15, 19);

– «Dove lo crocifissero» (Giovanni 19, 18),

– «Ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si dovrà salare? Non serve a nulla, se non ad essere gettato via» (Matteo 5, 13);

 

Nella vita di ogni persona e di ogni comunità vi è sempre il pericolo che anziché sforzarci di passare per la porta stretta, si tenti di allargare la porta, o meglio, ci si illuda che la porta sia larga. Allora si alzano le spalle, si accondiscende ai propri comodi, perché si sa che Gesù è tanto buono.

Sono certo che Gesù è buono e anzi lo è più di quanto lo si possa immaginare. Non credo però all’esistenza di un Dio sottomesso ai capricci delle creature. Dio non riusciamo ad imbrogliarlo. Non vi è luogo dove egli non sia presente e ci osservi. Noi ci imbrogliamo da soli credendoci virtuosi pur non essendolo e accontentandoci di una vita mediocre, facile, comoda.

Sovente voltiamo le spalle a una vita impegnata e accondiscendiamo a tanti nostri capricci per poi trovarci stanchi senza aver dedicato tempo alla preghiera, alla carità, all’apostolato, eccetera

 

– Gloriarsi dell’impegno di una vita povera e poi aver tutto, non saper rinunciare a nulla, a volte neppure al superfluo. Una povertà ridicola fatta di parole e vuota di contenuti. Sottomessa alle esigenze della pubblicità profana e svuotata dai valori evangelici.

Vorrei invitarvi a guardare alle proprietà di cui disponiamo, ad aprire i cassetti, il guardaroba. Non vado oltre per non essere un cattivo profeta degno d’essere condannato per le proprie colpe e i propri scandali.

– Incontrarci tra noi sapendoci impegnati seriamente nella castità e poi, se la moda confeziona indumenti immodesti, li indossiamo ugualmente. In sostituzione di un certo piacere si accontenta la gola con tanti capricci, o si consuma il tempo sino ad addormentarci con i rumori delle varie vie di comunicazione.

– Pensiamo d’aver imparato ad essere obbedienti, mentre per debolezza spirituale siamo soltanto stati capaci di convincere l’amico responsabile. Per leggerezza si può cadere a fare quello che si vuole e dopo si dà relazione minimizzando il fatto o ingigantendo i bisogni o le difficoltà incontrate.

 

Carissimi, non meravigliatevi di quanto vi ho scritto, perché nell’insieme sono le mie tentazioni.

Guardo alla porta stretta, ma sono attratto dalla vita comoda. Spero vinca la prima, perché altrimenti sarei un fallito.

Aiutiamoci vicendevolmente a diventare un Gruppo che sappia camminare lungo i sentieri e le rocce dei monti. Ci si sorregga a vicenda e ci si asciughi reciprocamente il sudore delle difficoltà e ci si offra il buon esempio.

Nessun motivo, né apparente, né vero, ci allontani dalla porta stretta, perché altrimenti si resterà fuori, esclusi, demoniaci.

Non servirà né bussare, né gridare: «Signore aprici», perché egli risponderà: «Non vi conosco».