«Viviamo una vita intessuta di preghiera, per meglio inserirci nell’intimità filiale dei piccoli di Dio»

La vita intessuta di preghiera

«Viviamo una vita intessuta di preghiera, per meglio inserirci nell’intimità filiale dei piccoli di Dio». Se questa affer­ma­zione non dovesse essere realizzata, l’intera icona del­la vocazione non reggerebbe; perciò il valore della preghiera e il nostro impegno per essa non devono venir meno.

[Il carattere personale e comunitario della preghiera]

La preghiera è sempre personale (anche quando si esplicita nella liturgia e nelle varie comu­nità), ma non è mai privata, perché siamo sempre inseriti nella preghiera di Cristo, che ci mette in comunione con tutti i fratelli.

[Le pratiche di preghiera e la preghiera diffusa]

I modi per realizzare un’esistenza intessuta di pre­ghiera so­no molteplici e non soltan­to variano da persona a persona, ma mutano anche nello svolgersi della propria storia…. Le varie pratiche di preghiera e il tempo ad esse dedicato sono la premessa per ottenere una vita intessuta di preghiera. Se i modi e i tempi della preghiera sono diffusi in tutto l’arco del giorno e non imprigionati in un unico e consecutivo orario, si può meglio restare in contatto con Dio.

[La preghiera come intimità con Dio]

La preghiera ci fa scoprire e ci introduce nel­l’in­­ti­mità con Dio; perciò soltanto chi prega assiduamente potrà ricevere la luce che apre al mistero di Dio.

[La preghiera di conoscenza e unione]

Se è giusto pregare in vari modi secondo le proprie necessità, non ci si può esimere dal fermarsi nella preghiera meditativa e contemplativa, che ci col­loca nell’unione con Dio. La vita intessuta di pre­ghiera signi­fica vivere in grazia, fare la volontà di Dio.

[Il desiderio e l’affettività nel contatto con Dio]

L’intimità con Dio, anche se non l’esclu­de, non abbisogna dell’affet­tività sensibile. Tuttavia la preghiera, che non è un fatto astratto, utilizza tutte le componenti umane di chi prega (corpo, anima e grazia) per favorire il contatto con Dio, che avviene attraverso l’anima in grazia. Perciò la vita u­­nitiva della preghiera può be­nis­simo esistere nell’estasi, come pure nel­l’a­ri­dità. Più che nel fervore umano la preghie­ra unitiva si riscontra nel desiderio infinito di lodare Dio.

[La preghiera di richiesta per sé e per tutti]

La preghiera, pur senza trascurare i bisogni perso­na­li di chi prega, si allarga, tende ad includere il be­ne di tutti e giunge a diffondere e ad esprimere il suo servizio all’intero universo. Il cuore palpita e fa co­­­munione con ogni creatura vivente in terra e in cielo.

[La preghiera disinteressata come colloquio con Dio]

La lode a Dio è disinteressata e l’orante gioisce nel riscontrare che la propria persona può adorare in eterno Colui che lo ha chiamato all’esistenza. La preghiera così diventa un continuo colloquio interio­re, che si svolge anche senza parole. Penso al bam­­bino nel ventre della madre, oppure allo stesso che si nutre al seno materno.

[La piccolezza spirituale]

Comprendo le difficoltà di realizzare una preghiera e una vita “da piccoli”, ma Gesù dice che il regno dei cieli è dei piccoli. Inoltre chiede di lasciare che i piccoli vadano a lui ed aggiunge che quello che non è possibile agli uomini è possibile a Dio. In un mondo ove la cultura elogia i grandi, Dio manda alla conquista missionaria del suo regno i piccoli. Dove il potere terreno occupa le leve del comando e i potenti siedono su troni costruiti con il sudore degli uomini, Cristo e i suoi regnano dal legno della croce. La croce è il trono che apre la porta della gloria eterna.

[Il vangelo incarnato e vivente]

Essere piccoli vuol dire trovare un posto per stare nelle braccia di Gesù crocifisso, restare seduti accanto a lui per ascoltare il racconto della casa gloriosa, addormentarsi sulle sue ginocchia: per concludere, abbandonarsi a lui con una vita che esprima la volontà e (con la sua grazia) la capacità di incarnare il suo Vangelo, cosicché il suo sia anche il nostro e, pertanto, l’unico Vangelo.