Una sosta amichevole con il Signore (1985)

Il Signore è sempre con noi, ma sovente non troviamo il tempo per accorgercene. Gli impegni sono molti, le preoccupazioni recano il loro peso. Il tempo corre veloce, diviso tra la famiglia, il lavo­­­ro, gli impegni sociali, l’apostolato, il sonno… A causa della con­vulsa attività qualche volta la preghiera viene messa in se­­con­do ordine. Oggi però il Signore… nel silenzio più assoluto… mi riempie di sensazioni totalizzanti: basta un at­ti­mo e mi riempie del suo sapere. Potrei stare per molto tempo a gu­stare la sua Parola, in­vece questa volta sento che lui è in attesa che io parli. Lui sa tutto di me, ma ugualmente mi invita a parlare, per­ché siamo amici, anzi siamo fratelli in Dio, suo Padre e nostro Pa­­dre. So che io ac­canto a lui sono insignificante, ma lui mi toglie da questo imbarazzo e per sua grazia mi mette a mio agio. Non vor­­rei parlare, perché sto bene in questo silenzio pieno d’amore. Il mio interno è come riscaldato dai raggi del sole e istintivamente vor­rei ripetere la parole che disse Pietro durante la trasfigurazione, av­venuta sopra un alto monte: “Rabbi, è bello per noi restare qui”. Que­sta vol­ta però la trasfigurazione è soltanto dentro di me, e la col­­go con quella pace che rende presente e a volte sensibile la vita uni­tiva.

Signore, nostro Signore, mio Signore,
“resta con noi perché si fa sera”.
Senza di te scende la notte e le tenebre mi av­volgono.
Tu solo sei Luce, la vera indispensabile Luce.

Illu­minami! Ho bisogno della tua guida,
della tua verità, della tua via, della tua vita.

Guidami nella fede, dammi più fede,
per poter meglio comprendere la verità da te rivelata.
La fede che ho non mi basta; dammene ancora,
perché io possa accoglierti meglio.
Ho bisogno di te e sento che non ti possiedo abbastanza.
Quanto più ti dài a me,
tanto più sento il bisogno di possederti, o, meglio,
di farmi da te possedere: voglio essere sempre più tuo.
Io spero in te; anzi, mi fido di te, sono sicuro in te.
In te trovo ogni certezza, ogni sicurezza,
perché tu mi offri con abbondanza la tua Carità:
abbi misericordia e do­namela a piene mani,
perché anch’io diventi carità
e possa trasmetterla, donarla al mio prossimo.
Vorrei che il mio nome fosse “Fede – Fiducia – Carità”.

Questo mio nuovo nome mi dia la forza di chiederti
che la strada che tu hai percorso sia da me seguita.
Tremo nel chiederti questa grazia,
perché conosco la tua strada e so dove conduce.
Perciò non confido nelle mie forze,
ma mi abbandono a te: ho paura di me, ma mi fido di te.
Signore, aiutami nel percorrere questa strada di salvezza.
Tieni la mia mano nella tua: tienimi stretto
mentre metto i miei piedi sulle tue orme.

In questo cammino, tutto ciò che ami sia da me amato.
So che, e­sclu­so il peccato, tu ami tutto e tutti:
quindi non permettere che io faccia preferenze,
ma concedi che io ami tutto e tutti in assoluto,
con tutte le mie forze, anzi, per grazia tua, se possibile
oltre le mie forze: con le tue forze.
Il mio amore diventi il tuo amore.

Tu, Luce, illumina le mie tenebre.
Sono creatura e per natura attendo d’esser illuminato da te.
Tu sei luce per essenza divina, e da te attendo la verità.
Rischiarami affinché acquisti la tua luce, e con essa
non soltanto io veda e comprenda le realtà da te create,
ma accolga ciò che tu vorrai farmi conoscere di te.
La tua luce è per me gioia, serenità e pace,
sostegno della mia vita e fonte della mia santificazione.

Mi abbandono alla tua forza, che sorregge la mia debolezza. Sono molto debole spiritualmente, ma non me ne vergogno:
non mi angustio della mia debolezza, perché l’affido a te,
mia fortezza. Io mi fido della tua forza e so che sempre
mi sorreggerà, mi saprà allontanare dal male:
la tua forza piena di misericordia e di comprensione
mi solleverà dalle mie cadute:
fa’ che mi distolga dal mio peccato.

I miei occhi siano i tuoi occhi:
occhi puri, sereni, che guardano la bellezza creata
senza cedere alla tentazione della concupiscenza;
occhi attenti ad accogliere i bisogni del prossimo;
occhi spirituali che nella fede vedano le realtà invisibili;
occhi che vedano ovunque la presenza divina
e te presente nell’Eucarestia.

Le mie mani siano le tue mani:
mani linde e generose, pronte ad aiutare tutti;
mani che senza sosta lavorano per il bene comune;
mani spalancate che tutto offrono;
mani che stringono altre mani;
mani congiunte in preghiera.

Le mie spalle siano le tue:
spalle forti che non temono il peso della vita,
la fatica delle varie difficoltà;
spalle che si fanno carico dei pesi dei più deboli;
spalle pronte per essere usate per ogni servizio di carità.

Il mio cuore sia il tuo cuore.
Il mio piccolo cuore sia irro­­rato dal tuo immenso amore,
così che possa vivere nel tuo cuore. Che io abbia
un cuore comprensivo, benevolo, caritatevole, umile:
un cuore ge­neroso che sappia consumarsi per il prossimo;
un cuore che riesca a e­spri­mere la tua presenza
e sappia attrarre a te ogni creatura. Soprattutto,
fa’ che il mio cuore ti offra sem­pre lode e gloria.

Signore, quanto ti ho detto fa’ che sia sempre vivo in me.
La sincerità con cui ti ho parlato sorregga la volontà
di esserti fratello fedele. Tu sai che sono debole e perciò
prima di finire questa visita e salutarti col segno della croce
mi consegno per sempre a te:
Signore, prendimi come sono e fammi come tu mi vuoi.