La preghiera di chi sa e di chi non sa di pregare (1997)

 

C’è una preghiera di chi sa di pregare, e c’è anche una preghiera di chi non sa di pregare. Questi dobbiamo recuperare. La Chiesa infatti deve essere aperta al recupero di tutti. Tutti de­vono sentirsi accolti.

Molti pensano di pregare, ma non pregano. Molti altri pensano di non pregare, e pregano.

Le preghiere di chi non sa di pregare assomigliano spesso inconsapevolmente alle preghiere dei salmi, come le lamentazioni: “Signore, ma perché?”. Ma anche queste sono vere preghiere. Anche noi preghiamo più di quello che pensiamo: perfino ogni respiro, se fatto per il Signore, in qualche modo è preghiera. Anche quando ci distraiamo involontariamente, preghiamo: il Signore ci ama! Sa come siamo. Se siamo riposati ci sembra di pregare bene; se siamo stanchi no: ma in questo caso c’è ugual­mente merito…

La preghiera si esprime tanto personalmente, quanto comunitariamente. Per questo diciamo: “Padre Nostro”. Pregando diventiamo più uomini, e dunque più amabili, e più portati all’e­vange­liz­za­zione. Alzarsi al mattino e dire: Ti lodo, Dio! Un po’ come il bambino che appena sveglio chiama: Mamma!

La preghiera dà la possibilità di vedere l’invisi­bile. La preghiera ci permette di diventare padroni della nostra vita. Siamo disoccupati o malati? Con la preghiera siamo resi capaci di gestire la nostra disoccupazione o la nostra malattia. La preghiera, infatti, dà la capacità di capire che lì c’è Dio.

Cosa vai allora a chiedere consiglio ad un altro come te? Ma vai dal Signore! Tanti non crescono nella santità proprio perché, invece di andare a parlare con il Signore, perdono tempo in futili chiacchiere con gli altri.

Può capitare di tutto nella vita: una ragazza che ti tradisce, un fidanzato che ti pianta, un genitore che ti muore… Ma con la fede e la preghiera si affronta tutto.