C’è una preghiera di chi sa di pregare, e c’è anche una preghiera di chi non sa di pregare. Questi dobbiamo recuperare. La Chiesa infatti deve essere aperta al recupero di tutti. Tutti devono sentirsi accolti.
Molti pensano di pregare, ma non pregano. Molti altri pensano di non pregare, e pregano.
Le preghiere di chi non sa di pregare assomigliano spesso inconsapevolmente alle preghiere dei salmi, come le lamentazioni: “Signore, ma perché?”. Ma anche queste sono vere preghiere. Anche noi preghiamo più di quello che pensiamo: perfino ogni respiro, se fatto per il Signore, in qualche modo è preghiera. Anche quando ci distraiamo involontariamente, preghiamo: il Signore ci ama! Sa come siamo. Se siamo riposati ci sembra di pregare bene; se siamo stanchi no: ma in questo caso c’è ugualmente merito…
La preghiera si esprime tanto personalmente, quanto comunitariamente. Per questo diciamo: “Padre Nostro”. Pregando diventiamo più uomini, e dunque più amabili, e più portati all’evangelizzazione. Alzarsi al mattino e dire: Ti lodo, Dio! Un po’ come il bambino che appena sveglio chiama: Mamma!
La preghiera dà la possibilità di vedere l’invisibile. La preghiera ci permette di diventare padroni della nostra vita. Siamo disoccupati o malati? Con la preghiera siamo resi capaci di gestire la nostra disoccupazione o la nostra malattia. La preghiera, infatti, dà la capacità di capire che lì c’è Dio.
Cosa vai allora a chiedere consiglio ad un altro come te? Ma vai dal Signore! Tanti non crescono nella santità proprio perché, invece di andare a parlare con il Signore, perdono tempo in futili chiacchiere con gli altri.
Può capitare di tutto nella vita: una ragazza che ti tradisce, un fidanzato che ti pianta, un genitore che ti muore… Ma con la fede e la preghiera si affronta tutto.