“Cerchiamo di amare tutte le persone, preferendo le più bisognose, e cerchiamo di rispettare nel loro essere tutte le realtà create”.

L’amore universale per tutte le persone. “Cerchiamo di amare tutte le persone…”

Penso sia bene, impegnandoci a meditare questa frase, rivolgerci al Signore, chiedendogli: “Tutto ciò che tu ami sia da noi amato”.

L’amore di cui parliamo in primo luogo non è quello affettivo, umano, bensì quello soprannaturale che ci viene concesso dalla carità divina, per cui anche al nostro prossimo più immediato, cioè quello che compone la nostra famiglia naturale, dobbiamo offrire non solo l’affetto sensibile del sangue ma anche, e soprattutto, quello soprannaturale del cuore spirituale. È questo amore soprannaturale che ci consente di amare ogni creatura con disinteresse e oblatività.

Se abbiamo poca virtù pensiamo che l’amore naturale sia il migliore, il più forte, il più spontaneo e disinteressato, mentre invece, salendo nelle vette dell’amore spirituale, si può notare quanto sia più ricco accogliere e donare un amore ricevuto dalla grazia di Dio.

È evidente che non si deve trascurare l’amore naturale, già di per sé buono, che, se arricchito da quello spirituale, diventa molto buono. Nella parola “molto” si trova tutta la purezza dell’ascesi cristiana, ma soprattutto la presenza di Dio, per cui quell’amore appartiene e partecipa all’amore che esiste nella gloria.

Siamo chiamati ad amare tutte le persone umane e non ad esaurirci nei limiti ristretti dei congiunti, dei vicini, degli amici.

Pur riconoscendo che non si può amare veramente i lontani se non si amano con i fatti i più vicini, non dobbiamo dimenticare coloro che sono vivi e compongono la comunità mondiale, anche se non li conosciamo personalmente.

L’amore, di cui riconosciamo il valore completo e totale, nasce e vive nella nostra anima per dono dello Spirito Santo, ma è esercitato e porta frutto nelle buone opere.

 

L’amore preferenziale per i più bisognosi
…preferendo le più bisognose…

Se ci lasciamo prendere dalla superficialità, finiamo per identificare le “persone più bi­so­gnose” semplicemente con gli abitanti dei continenti poveri, chiamati attualmente “terzo” e “quarto mon­do”. Certamente essi sono bisognosi e a loro vanno rivolte tutte le nostre attenzioni, offrendo quanto ci è possibile per giustizia, per carità e soprattutto per condivisione, in quanto abitiamo tutti sulla terra e siamo creati da Dio Padre buono e giusto. Ci sono però altre persone bisognose che abitano nei continenti detti del benessere, a cui va rivolta la nostra attenzione. Non nomino queste categorie nel timore di dimenticarne qualcuna. Desidero suscitare in noi l’amore verso tutti i bisognosi: Gesù ha detto che i poveri sono sempre fra noi; quindi, in ogni contesto possiamo trovare qualcuno più bisognoso.

Normalmente quanto più uno è bisognoso, tanto più è costretto a chiedere aiuto. Sovente queste insistenze, che possono essere espresse anche senza voce o senza azioni appariscenti, ci disturbano, ci irritano, perché ci invitano a mutare i nostri programmi, le nostre scelte, che non sono i programmi e le scelte di Dio.

Ricordiamoci che Dio predilige i bisognosi e che ci ha ricordato che essi saranno sempre in mezzo a noi. Ricordiamo che ogni cosa che facciamo ai poveri è fatta a Dio, ma soprattutto che ogni volta che neghiamo qualche cosa ad essi la neghiamo a Dio.

Al momento dell’incontro finale, prima di entrare in paradiso, verrà fatto il conto delle nostre azioni: spero che il conto sia a noi favorevole.

Stiamo molto attenti a non mancare di accogliere e vivere bene i messaggi evangelici. La faciloneria, la sprovvedutezza, la scarsa e non completa carità entrano nel conto del dare e non in quello dell’avere.

 

Il rispetto per ogni creatura
…e cerchiamo di rispettare nel loro essere tutte le realtà create.

Soltanto per cercare di esprimere che vi è una notevole diversità fra le creature umane e le altre, ritengo che sia meglio distinguere l’atteg­gia­mento nei confronti del­l’uo­mo con la parola “amore” e quello verso le altre creature con la parola “rispetto”. Anche nel rispetto vi è inclusa la riconoscenza a Dio-Amore che dal nulla ha creato tutte le cose. Per amore a lui tutta le realtà esistenti si devono rispettare nella loro natura.

Sotto i nostri occhi possiamo constatare quanto la nostra natura fisica faccia parte delle realtà materiali e, quindi, danneggiando le realtà naturali non solo rechiamo danno ad esse, ma anche a noi stessi.

Il rispetto a tutto il creato non deve nascere dall’egoismo di salvaguardare noi stessi, anche se di questo si deve tenere conto, ma dal desiderio che ogni creatura vegetale o animale, che voli, strisci, cammini o nuoti, viva la sua esistenza secondo la volontà di Dio e non sia inutilmente danneggiata dal nostro egoismo. Fino a quando l’uomo viveva soprattutto dei prodotti agricoli e la sua cultura era campestre, le cose procedevano in un modo più rispettoso della natura. Con l’avvento della industrializzazione le realtà umane sono cambiate e, in parte, è venuta meno l’attenzione rispettosa al creato.

La cultura del passato recente sembra non ci abbia aiutato molto al rispetto del creato e così anche noi cristiani siamo incorsi in deficienze e incapacità nel cogliere la volontà di Dio a tale riguardo, sebbene nel corso dei secoli ci abbia inviato i suoi messaggeri speciali, come, ad esempio, san Francesco d’Assisi.

È necessario saper cogliere i valori naturali, rispettarli nell’amore a Dio, anche quando questo costa sacrificio e ridimensionamento di noi stessi.

Non è invece necessario che tutto quello che ho detto sul rispetto del creato sia da realizzare sùbito: per il momento ciascuno applichi a sé ciò che ritiene più utile adesso; quanto al resto, lo si potrà riprendere in un altro momento. In ogni caso, non si devono trascurare i contenuti della nostra vocazione per distrarci in considerazioni e impegni che, in ultima analisi, sarebbero fughe dalla nostra vita, ma occorre impegnarci con fermezza a seguire la nostra vocazione, per essere nel mondo e nella Chiesa quella presenza che Dio vuole da noi.