1 Siamo tutti corresponsabili. Cammin facendo, si può e si deve cambiare per il meglio, sempre però nella fedeltà alla vocazione di Dio, e non fondandosi sugli uomini (che oggi ci sono e domani no; oggi sembrano bravi e domani non più), ma sul Signore.
2 Quando poi le cose si sviluppano allo stesso modo in luoghi diversi, questo è un segno dell’opera dello Spirito Santo.
3 Ecco quindi ognuno abbia questa libertà, ricevendo nel frattempo tutto l’aiuto possibile: essere aiutati (e aiutare gli altri) ad essere cristiani così come si è, sorretti specialmente nei momenti di difficoltà, non giudicati, ma amati, perché non c’è peggior cosa che il giudizio.
4 La proposta di vivere la fede come i primi cristiani nel Cenacolo è una cosa semplice, ma piena d’amore.
5 Ora bisogna avere la pazienza di Dio, la pazienza avuta da Gesù con i suoi. Non dobbiamo temere la pazienza di Dio, ma la poca pazienza nostra.
6 Noi vorremmo tutto pronto, tutto già a posto; mentre invece bisogna aspettare. Sbaglieremmo a pretendere cose grandi da noi. Peraltro la Chiesa ha secoli di storia, e il Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto che, dopo quasi duemila anni, eravamo ancora solo agli inizi della evangelizzazione. L’importante è che ci si metta al servizio del Signore e dello Spirito Santo sapendo e dicendo che siamo disponibili a ricevere il suo amore, ad essere da lui accolti così come siamo e ad essere resi come lui ci vuole.
7 Magari solo col grido di “Aiuto” e “Misericordia” (con misericordia anche per gli altri), e magari senza neppure rendercene conto, ma andiamo avanti con il Signore.