“Per quanto è possibile, cerchiamo di essere strumenti di salvezza mediante una testimonianza che esprima la presenza costante, amorosa e salvifica del Redentore”

La collaborazione all’opera della salvezza: “Per quanto è possibile, cerchiamo di essere strumenti di salvezza”.

Gli uomini da soli non possono salvarsi, perché, lo sappiamo, il nostro salvatore è soltanto Cristo, Figlio di Dio. A noi però è possibile come Giovanni Battista “gridare” e annunciare la salvezza in Cristo. È compito dei cristiani, per quanto possibile, diffondere il messaggio di Gesù.

Gli apostoli, i pastori e molte comunità religiose per loro vocazione annunciano Gesù Cristo con la parola, mentre noi cristiani comuni, senza escludere l’annuncio verbale, riusciamo meglio con la testimonianza della vita. Siamo strumenti di salvezza mediante la fedeltà a tutto il messaggio divino. Le nostre grandi o piccole scelte devono essere sempre conformi alla volontà di Dio. Per essere sempre strumenti efficaci dobbiamo, non soltanto vivere in grazia ma, mediante essa, continuamente crescere in santità.

Le virtù umane, che sono fondamentalmente insite nella nostra retta ed educata natura, possono essere un primo passo per essere strumenti di salvezza. Occorre però la massima fedeltà, perché le virtù evangeliche possano essere praticate nel mondo.

In primo luogo dobbiamo essere una presenza missionaria nei luoghi in cui esistiamo, che frequentiamo e percorriamo. Neppure per un attimo dobbiamo trovarci privi della presenza dello Spirito Santo. Al nostro essere (cristiani, figli di Dio…) deve corrispondere il nostro agire: solo così rendere­mo percepibile l’Invisibile. L’annuncio di Dio e del suo a­mo­re per noi è più importante del dare da mangiare agli affamati, ma questa priorità non mi toglie l’obbligo di dar da mangiare a chi ha fame, anche perché l’affa­ma­to non è in grado di ascoltare ed accogliere la parola di un Dio buo­no, che tale non sembra perché non offre il nutrimento.

Gli uomini sono portatori del messaggio salvifico di Cristo in ogni ambiente ed essi devono trovare il modo più adatto per far recepire il messaggio. Piangerò con chi piange e riderò con chi ride, darò da bere all’assetato e vestirò gli ignudi: testimonierò l’amore di Dio che mi ha demandato di farlo co­noscere agli uomini con gli atti di virtù originati dalla fede.

 

L’impegno di testimonianza: “mediante una testimonianza che esprima
la presenza costante, amorosa e salvifica del Redentore”.

Come già ho detto, questo impegno di rendere presente il Signore è di tutti i cristiani, però noi l’abbiamo voluto evidenziare nella nostra icona, per riaffermare, con la forza che ci viene dalla consacrazione, che, per quanto ci è possibile, la diffusione del messaggio di Cristo, secondo i nostri carismi, è per noi una grande espressione d’amore e di riconoscenza al Redentore.

Se questa presenza potesse essere espressa anche dal nostro respiro, desideriamo respirare nel modo migliore, perché questa presenza sia recepita ovunque e con ogni santo mezzo. A parte questo esempio che ho espresso come simbolo di quanto ci interessi la salvezza delle persone, la testimonianza più efficace e la più eccellente è quella espressa dall’amore. “Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri”; “Vi riconosceranno dall’amore che vi portate”; “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”; “Il nostro cuore sia il tuo, affinché i fratelli, tramite la nostra umile e fedele presenza, possano incontrare te ed amarti”.

Lo strumento di salvezza a noi più congeniale è quello dell’amore, che si esercita nella comprensione, nella condivisione, eccetera. Però tutto questo deve essere espresso con una fede certa e vissuta fin nel profondo. La consacrazione penetra tutte le nostre cellule sia quelle spirituali che quelle materiali, per essere altri cristi che vivono nell’unico Cristo totale. Noi desideriamo essere in Cristo come e perché Dio ci vede nel Figlio.

La nostra grande pace sta nell’essere cristiani e gioiamo se questa realtà si diffonde e rende gioiosa ogni creatura ma soprattutto l’aiuta a salvarsi.

Se sovente è indispensabile restare sul Calvario per saper annunciare l’amore di Gesù, oggi cerchiamo di salire al Tabor e goderci la visione celeste della trasfigurazione. Da essa traiamo la forza di annunciare il Vangelo della salvezza, un Vangelo che attraversa e percorre un mondo travagliato, ma nel quale porta la salvezza. La validità della nostra presenza sta nell’essere ricolmi di fede e totalmente donati a Dio.