Preghiera degli sposati

Spirito Santo,
che con il Padre e il Figlio
inondi d’amore tutto l’universo,
fortifica con la tua divina luce
il nostro amore sponsale.

Il nostro matrimonio sia fecondo
di tutte le virtù che hai seminato
nel sentiero della nostra esistenza.

Ti lodiamo e ti ringraziamo
perché ad uno ad uno ci hai chiamati
ad abbracciare con vincoli d’amore
i consigli evangelici.

Fa’ che l’impegno ad essere poveri
ci arricchisca della tua presenza,
la castità faccia emergere nella nostra vita
la purezza del tuo amore
e l’umile obbedienza
esalti la tua gloria.

Riconoscendo la priorità della tua presenza
nel nostro amore,
ti preghiamo di aiutarci
ad essere fedeli l’un l’altra,
secondo l’e­sem­pio dell’Alleanza
col popolo da te radunato, santificato e glorificato.

Aiuta noi sposi ad amarci
come Cristo ama la Chiesa sua sposa:
fa’ che il nostro amore sia aperto al dono della vita
e la nostra casa spalancata a chi cerca condivisione.

Spirito Santo, fa’ di noi ciò che tu vuoi,
affinché il nostro amore sponsale e familiare
possa rendere evidente il tuo amore
per gli uomini. Amen.

 

Preghiera degli sposati per vivere il matrimonio con amore generoso

Ireos scrisse questa preghiera nel 1998, anno dedicato dal Papa allo Spirito Santo, in risposta a una richiesta rivolta dall’“Uf­fi­cio per la Famiglia” della Conferenza Episcopale Italiana a ogni realtà ecclesiale ivi rappre­sentata di elaborare un’in­vo­cazione allo Spirito che esprimesse la propria spiritualità matrimoniale.

Ireos pur essendo celibe aveva approfondito molto il senso di una spiritualità evangelica nel matrimonio. Prima di accogliere la vocazione al celibato era stato fidanzato, e fin dalla conversione nel 1950 aveva colto la distinzione tra la consacrazione spirituale della persona (che è a monte di ogni differenza vocazionale) e la specifica modalità della consacrazione celibataria. L’amore totale per Dio e la conseguente consacrazione a lui è infatti uguale per tutti, ma si esplica con modalità diverse nel matrimonio e nel celibato: per quanti sono sposa­ti, l’amore per Dio è inclusivo dell’a­more del coniuge; per quanti hanno accolto la chiamata al celibato è invece esclusivo di ogni altro amore sponsale. Tutti, anche gli sposati, sono chiamati ad amare “Dio soprattutto” e in tutto; ma i celibi sono chiamati ad amare da soli “Dio solo”. La consacrazione, intesa come offerta di sé a Dio secondo i consigli evangelici, è a monte di ogni differenza vocazionale; i carismi celibatario e matrimoniale hanno egual valore ai fini della santità; lo stato di vita va quindi scelto non per inclinazione soggettiva, ma secondo il dono ricevuto da Dio.

Si diceva, assolutizzando un accenno di San Paolo sulla concreta situazione dei cristiani sposati di Corinto, che il matrimonio comportasse un cuore diviso tra Dio e il coniuge: ma tale divisione si può verificare in ogni stato di vita qualora non si inserisca l’amore per i propri cari nell’amore di Dio; nel 1985, Ireos scriveva:

«Paolo, pieno di gioia per il suo dono, afferma: “Vorrei che tutti fossero come me (celibe): ma ognuno ha da Dio il suo dono particolare, chi in un modo, chi in un altro”. Egli fa presente che altri hanno un dono diverso dal suo, cioè quello del matrimonio. Paolo tra l’altro ci insegna quanto sia più costruttivo aiutarci a sviluppare bene ciascuno il suo dono, piuttosto che privilegiare il proprio con superbia. Io celibe so quanto mi ama Dio, pur nella mia vergognosa debolezza, ma so anche quanto egli ami i miei fratelli sposati che con me condividono l’ascesi spirituale. Essendo in stretta comunione con loro, e condividendo lo stesso anelito di devozione filiale al Padre, è per me motivo di sofferenza quando sento che vengono tratteggiati come persone dal cuore “diviso”.  Infatti i celibi consacrati si è soliti indicarli come persone con “cuore indiviso”; ne consegue perciò che gli sposi sono “divisi” tra Dio e le creature. Per grazia di Dio noi non siamo avvezzi a usare questo termine, che suona stonato alle nostre orecchie. Cuore “diviso” per noi significa non agire in sintonia con la volontà divina, anteporre i propri desideri ai progetti di Dio. Io non riesco a pensare che l’amore naturale dei coniugi possa diminuire il rapporto filiale con Dio…. Per sua volontà… egli dona l’amore sponsale per chiamare all’esistenza le sue creature. L’amore sponsale vissuto nella purezza sacramentale è una espressione dell’amore (Carità) di Dio. È un tralcio tipico dell’unica vite».

Con il sacramento del matrimonio, che rimanda al “mistero grande” dell’unione fra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa, i coniugi “ven­­gono come consacrati” da Dio in coppia e costituiti re, profeti e sacerdoti della “Chiesa domestica” che è la famiglia da loro formata; oltre a ciò, riconoscendosi chiamati “ad amare Dio so­prat­tutto e in tutto e ad amare in lui coniuge e figli”, essi possono lodevolmente e singolarmen­te donarsi a Dio abbracciando nel loro stato, anche con qualche vincolo sacro, i consigli evangelici. Con tale “con­sa­cra­zione personale e spirituale” di sé a Dio, chi è sposa­to rafforza il suo impegno ad esprimere con delica­tezza e nel­la carità sovrannatura­le la sessualità coniugale, sapendone cogliere i modi e i momenti secondo il magistero della Chiesa, a sorgente e difesa di comunio­ne spiri­tuale; ad accogliere e crescere con amore i figli generati o accolti, quali figli di Dio prima che propri; e ad aprirsi secondo le proprie possibilità a chi è nel bisogno.

[Riferimenti: Ef 5,29-32; 1Cor 7,15 | Chiesa domestica: Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 11d; Gaudium et Spes, 48d | Speciale donazione di sé a Dio degli sposati secondo i consigli evangelici: cf Giovanni Paolo II, Vita consecrata, 62]