“Con il vivere quotidiano, tutto abbandonato a Dio, facciamo in modo che si evidenzi il fine della nostra vita, che è la partecipazione umana alla gloria divina”

L’abbandono a Dio: Con il vivere quotidiano, tutto abbandonato a Dio…

Siamo giunti all’ultima frase della nostra icona e forse il maligno è contento perché non ne ho espresso bene i contenuti. Per fortuna, ritenendomi un piccolo, non sto a riguardare quello che ho detto: il Signore sa che l’ho fatto per lodarlo. Vorrei anche essere stato utile a chi ha avuto la pazienza di ascoltarmi. Per prudenza, e non certo in stato di vita unitiva, me la cavo chiedendo scusa a Dio e a voi, dicendo con Pilato: “Quello che ho scritto, ho scritto”. Con buona volontà impegniamoci a riflettere su quest’ultima frase, il valore della quale è indiscutibile anche perché, nel suo contenuto, esprime l’aspetto conclusivo della nostra vita di fede e pertanto abbiamo bisogno di approfondimento continuo per realizzarlo.

Penso infatti che la realizzazione di questo punto non sia mai esaustiva, ma sempre in una situazione di tensione, per cui la nostra icona rimane un incentivo, un desiderio da realizzare piuttosto che una realtà vissuta. Per questo, qualora si dovesse far leggere ad altri l’icona, non possiamo dire che ciò che vi è espresso siamo noi, bensì che noi tendiamo ad essere così.

Se desideriamo prepararci a vivere nella gloria e essere testimoni di quelle realtà, il nostro impegno deve essere totale. Penso che il popolo, anche quello che si ritiene fedele, ma che in realtà è anche un po’ dubbioso (ricordiamo che non è tanto facile recepire e far nostro tutto il messaggio divino), si trovi insicuro nella compren­sione della vita eterna.

La peggior testimonianza di questa realtà è quella di fare scelte di vita dalle quali emerga la convinzione che la vera vita sia su questa terra.

Viceversa, una autentica vita di fede, che percorre la via purificativa e illuminativa, ma punta a quella unitiva, permette non soltanto di raggiungere, per grazia, la gloria ma può diventare messaggio recepibile a chi cerca sicurezza o conferma di fede.

Per ognuno di noi la vita donata e abbandonata a Dio deve essere l’anelito che guida l’andare a Dio con Dio. Tra di noi in comunità possiamo aiutarci a crescere nella vita di grazia, se ci aiutiamo vicendevolmente a fare delle scelte che tengono conto della brevità di questa vita e a valorizzare tutto ciò che ci prepara e meglio ci conduce a quella eterna.

 

La vita presente nella vita eterna: …facciamo in modo che si evidenzi il fine della nostra vita…

Mi rendo conto di essermi involontariamente già addentrato nel contenuto di questa frase; pertanto non mi resta che proseguire nella riflessione.

Perché, alle volte, ci è difficile vivere nella semplicità che Gesù suggerisce ai suoi discepoli? A me sembra che alcune difficoltà siano la conseguenza del modo di vivere appreso nella fanciullezza, ma che in realtà queste dipendono in gran parte dal fatto che si dà per scontata la conoscenza di Dio, mentre invece, spesso, si svuotano le sue parole evangeliche del loro significato. Anziché adattarci noi alla Parola, abbassiamo la Parola a noi; la rivestiamo dei nostri desideri e con questa operazione mettiamo tranquilla la coscienza. Questa azione apparentemente innocua è fatale, perché non permette allo Spirito Santo di santificarci. Ci ritroviamo quindi nelle mani un Vangelo rivestito a nostro piacere, un Gesù che trasformiamo in un idolo e viviamo un’apparente serenità, che certamente non corrisponde alla “pace gloriosa”.

Se la nostra Comunità ha il compito di essere una delle tante componenti della Chiesa che testimoniano l’incar­na­zio­ne, la morte e la resurrezione di Gesù, essa ha il dovere di sor­reg­gerci nel nostro cammino di cristiani consacrati, cioè di coloro che vivono il Vangelo nudo, senza alterazioni e acco­modamenti.

Tutto ciò che in un modo succinto abbiamo contemplato nella nostra icona, a me è sembrato importante. Tutto mi è parso adatto al nostro itinerario di Chiesa santificata dallo Spirito Santo: ciò che dobbiamo mettere in maggior risalto, assieme ad ogni altro consacrato e a tutti i cristiani, è l’a­ne­lito pressante, anche se sereno, verso la casa del Padre.

 

La pace della gloria: …che è la partecipazione umana alla gloria divina.

Tutta la nostra vita terrena, con il grande, unico, indispensabile sa­­crificio di Cristo e la costante presenza santificatrice dello Spirito San­­to, è pienamente e totalmente valida se riconosce il limite del suo tem­­po e rimane aperta e protesa all’abbraccio definitivo con Dio Padre.

Siamo creati per vivere in eterno nella dimora gloriosa di Dio, il quale ci attende assieme a Maria Santissima e a tutti i santi a noi cono­sciuti o sconosciuti.

Se siamo intelligenti e sapienti nella fede non possiamo che camminare nei raggi divini che portano in cielo.

Ho iniziato questa meditazione quasi scherzando, ma ora seriamente vorrei concluderla, esprimendo la mia gioia di sentirmi a voi tanto vicino. Pur amandovi con tutto il cuore, non posso dirvi di imitarmi, perché auguro a voi una vita molto più santa della mia. Ringrazio Dio per tutto quello che ha fatto per me e chiedo misericordia per le mie debolezze. Anche voi, in questo spazio di silenzio e di meditazione, dite a Dio il vostro grazie. Assieme chiediamo la Grazia, perché quest’ultima frase dell’icona, unitamente a tutte le altre, sia il suo messaggio al mondo mediante la nostra pochezza. Alleluia!