Per, con, in Cristo

Mi soffermo per riprendere i contenuti della frase “per Cristo, con Cristo, in Cristo”, che chiude la liturgia eucaristica e che è ripresa da San Paolo [1].

I consacrati dovrebbero essere capaci di vivere in Cristo non in momenti isolati, momentanei, ma come norma di vita.

Proviamo ad osservare e ad esaminare in quale stato siamo: se per, oppure con e infine in Cristo.

Per: Vivo mediante Cristo. Offro del tempo per Cristo, mi dedico a Cristo; sono io che stabilisco quello che faccio e dono per Cristo… o trattengo per me…

Con: Sono con Cristo, al suo fianco mi è più facile imitarlo, osservare come mi devo comportare, ma sono sempre libero di fare le mie scelte. Sono più compromesso con la sua costante vicinanza, però posso sempre dire “con te faccio questo o quello; quell’altro lo tengo per me…”.

In: Se sono in Cristo ho ceduto tutto, ho donato tutto, me stesso e la mia libertà, anche se sono sempre libero, perché Dio non toglie mai la libertà. Vivo in Lui e faccio sempre quello che Lui vuole, che è poi il mio vero bene. Io vivo in Lui e Lui in me, ma lascio che sia Lui a guidarmi, perché Lui è il perfetto. In questa comunione, nella quale mi sono donato totalmente, non solo confido ma mi affido: avviene un mutamento e mi accorgo che non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Quindi riscopro che io sono vivo, sono io, proprio io, ma un “io-Cristo”.


[1] Più precisamente: “Da lui, grazie a lui e in lui”. Nella espressione “per Cristo”, il “per” ha un senso strumentale: mediante Cristo. Inizialmente Ireos lo aveva inteso come complemento di fine o di vantaggio.

Ireos, Meditazioni sulla salvezza.

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