Cos’è per me l’umiltà (1987)

Sovente sento usare la parola umiltà e mi sono accorto più volte che non tutti diamo ad essa gli stessi contenuti. A volte trovo che sono espressioni parziali, riduttive, e incomplete. Ritenendo utile che in comunità ci si comprenda il più possibile, desidero brevemente esprimere il valore che io do a questa parola, non tanto per imporre il mio modo di pensare, quanto per essere compreso.

Nel mio vecchio vocabolario di italiano (edizione minore dello Zingarelli, datato 1937) c’è scritto: «Umiltà: bassezza, inferiorità, sottomissione. Virtù contraria alla superbia».

Negli appunti presi durante un corso di santi esercizi spirituali, tenuti qualche anno fa, ove il predicatore parlava dell’umiltà, leggo:

I – Evitare il peccato mortale

II – Non mancare di carità per amore della verità, ma essere prudenti, e se necessario stare zitti.

III – Impegnarsi a scegliere la strada della croce a preferenza di una meno pesante, per adeguarsi maggiormente a Cristo che ha scelto quella della croce.

Negli appunti presi nel corso dei santi esercizi spirituali dell’anno successivo ho segnato quanto segue: «Terzo grado di umiltà. Mai la croce per amore a Gesù. Il terzo grado di umiltà è una disposizione dell’anima alla croce di Cristo piuttosto che verso i beni o i piaceri, e deve essere fatto con criterio di scelta ragionevole».

Normalmente e giustamente l’umiltà si nutre della verità e vive in essa, ma le situazioni in cui vive la verità sono molto varie, perciò l’umiltà deve adeguarsi ad essa.

Verità è che Dio è il creatore dell’universo; verità è pure che Gesù Cristo è stato crocifisso. Tutte e due sono verità, ma le situazioni sono molto differenti.

L’umiltà può essere vissuta in vari livelli nel contesto della propria vita, ma certamente la migliore posizione è quella scel­ta da Gesù Cristo.

Se si prende un percorso pieno di fiducia e abbandono a Dio non si teme di accettare le difficoltà, le incomprensioni e le scorrettezze del prossimo perché Dio preferisce e difende gli umili. Pur stabilendo Dio il tempo del come e del quando, è certo che gli umili saranno da lui esaltati. Pietro nella sua prima lettera [1]dice: «Ri­vestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri perché Dio resiste ai superbi, ma da la grazia agli umili.

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti il tempo opportuno gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi».

La potenza di Dio ci proteggerà se noi diffideremo della nostra difesa. Infatti l’umiltà vuol dire riconoscere la verità della nostra pochezza; cosa abbiamo che non ci sia stato dato da Dio? E se tutto ci viene da lui di che cosa dobbiamo vantarci?

Mentre Pietro ci indica come si è graditi a Dio, Paolo ci fa presente come egli vive l’umiltà: «Infatti, pur essendo libero di fronte a tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnare a Cristo il numero più grande possibile » [2]. Egli ci fa capire quanto sia potente la virtù dell’umiltà e co­me essa porti molti frutti.

Madaleine Delbrel nel libro Comunità secondo il Vangelo trat­tando dell’umiltà afferma: «Collocarsi in questa vita all’ultimo posto ed il più sepolto, è per l’uomo la condizione prima della sua germinazione e della sua fecondità».

Cerchiamo tutti di restare umili in una comunità come la nostra che persino nel proprio nome ha scelto di voler essere “Piccolo” un piccolo che esprime la piccolezza di un bambino che ha biso­gno e che dipende per tutto dal Padre.

Il Verbo di Dio si abbassò, si incarnò e abitò in mezzo a noi. Il Figlio che è vero Dio e purissimo spirito si umiliò fino a morire in croce come un malfattore. Rinunciò a far trasparire la sua gloria per apparire semplicemente come un uomo comune. Per me questo suo modo di proporsi è vera umiltà da imitare.

Per me personalmente vivere nell’umiltà vuol dire frenare il mio carattere tempestoso, duro e volubile, riconoscere il mio comportamento instabile, verificare il mio andare a Dio con passo lento e pesante, saper meglio ascoltare il mio prossimo, dispormi ad accogliere tutti i fratelli del mondo con più com­prensione e dolcezza, amare anche coloro dai quali non mi ritengo gradito, e, per quanto possibile, restare nel nascondimento come servo inutile

Vivere umilmente, a volte, è un sacrificio, ma l’esperienza di una vita umile reca tanta serenità all’anima.

Paolo VI affermava: «L’umiltà è lo spazio dell’amore».

 


[1] 1Pt 5,5-7

[2] 1Cor 9,19.