In cielo in… bicicletta

Un aspetto della vocazione che ho accettato con gioia per obbedire a Dio, ma che quasi mi vergogno a comunicarvi,  è che la nostra spiritualità è quella di… una bicicletta: non una bicicletta nuova, da corsa, come quelle che vediamo correre su e giù per le strade della Brianza; ma una bicicletta usata, di quelle per recarsi al lavoro, come quelle che si vedono in televisione adoperate dalla popolazione cinese. … Così, anche la nostra bicicletta arriva alla fine della strada e raggiunge il piazzale, cioè la meta, il punto di arrivo in cui si trovano le auto, i pullman, i camion dei santi.
Questo non vuol dire che noi dobbiamo andare in giro con la bicicletta, ma che dobbiamo avere la spiritualità di chi vive povero, libero, sereno, che si accontenta, che non fa progetti altezzosi o a lunga gittata. Io sovente ho fatto meditazione su come si possa vivere con un cuore di bicicletta. Senza usare questi termini, ho cercato di indicare come vivere questa spiritualità… Le varie difficoltà possono sorgere dal modo in cui si legge, o da come si accoglie il messaggio o da quanto si sia disponibili a viverlo.

Ireos, Il sasso

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Per, con, in Cristo

Mi soffermo per riprendere i contenuti della frase “per Cristo, con Cristo, in Cristo”, che chiude la liturgia eucaristica e che è ripresa da San Paolo [1].

I consacrati dovrebbero essere capaci di vivere in Cristo non in momenti isolati, momentanei, ma come norma di vita.

Proviamo ad osservare e ad esaminare in quale stato siamo: se per, oppure con e infine in Cristo.

Per: Vivo mediante Cristo. Offro del tempo per Cristo, mi dedico a Cristo; sono io che stabilisco quello che faccio e dono per Cristo… o trattengo per me…

Con: Sono con Cristo, al suo fianco mi è più facile imitarlo, osservare come mi devo comportare, ma sono sempre libero di fare le mie scelte. Sono più compromesso con la sua costante vicinanza, però posso sempre dire “con te faccio questo o quello; quell’altro lo tengo per me…”.

In: Se sono in Cristo ho ceduto tutto, ho donato tutto, me stesso e la mia libertà, anche se sono sempre libero, perché Dio non toglie mai la libertà. Vivo in Lui e faccio sempre quello che Lui vuole, che è poi il mio vero bene. Io vivo in Lui e Lui in me, ma lascio che sia Lui a guidarmi, perché Lui è il perfetto. In questa comunione, nella quale mi sono donato totalmente, non solo confido ma mi affido: avviene un mutamento e mi accorgo che non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Quindi riscopro che io sono vivo, sono io, proprio io, ma un “io-Cristo”.


[1] Più precisamente: “Da lui, grazie a lui e in lui”. Nella espressione “per Cristo”, il “per” ha un senso strumentale: mediante Cristo. Inizialmente Ireos lo aveva inteso come complemento di fine o di vantaggio.

Ireos, Meditazioni sulla salvezza.

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Informazione: dal 21 al 30 agosto, novena di meditazione e preghiera sulle tracce di Sabatino

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Maria ci fa vedere il futuro in modo nuovo

In Maria è raccolta tutta la Chiesa con le sue espressioni vocazionali, con la crescita della santità; addirittura ella, con la presenza del suo corpo nella gloria (assunzione), dà sicurezza alla nostra futura resurrezione. … Ognuno ha un suo modo per accogliere la chiamata, ma per tutti penso che sia necessario capire che lo si fa perché così vuole Lui. … Devo cambiare i miei progetti, i miei piani, improntare il futuro secondo le esigenze vocazionali. Maria ci è maestra in tutto questo!

Ireos, Trilogia su Maria.

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Il Magnificat di Maria sia il nostro canto

Continuiamo … a stare con Maria per restare con Gesù. Restiamo con il Signore sotto la protezione di Maria, che è stata assunta in cielo con il corpo e l’anima e… che ci attende perché lei ha la possibilità di stare in terra e in cielo. Lei è qui con noi sempre e ci porta di là con amore: è mamma. … Siamo poca cosa, persone che vivono su un puntino dell’universo: il nulla nella vita del Tutto. … Fin dall’inizio ci ha pensati, perciò dall’eternità: all’Alfa eravamo già nella mente di Dio, come lo siamo ora che viviamo in terra e avvolti dal cielo. L’Omega non segnerà la nostra fine, ma l’entrata nella vita di gloria, nella Gerusalemme celeste. Mediante la pace dell’anima sediamoci nella frescura e nella serenità e gustiamo in questa vita il levar del sole che illumina le alte vette, oppure il tramonto che rende di colore rosso il firmamento: … in una notte limpida guardiamo le stelle che non riusciamo a contare poiché innumerevoli. Qui su questa terra quasi nessuno ci conosce, ma quando saremo risorti …, nella gloria, tutti potremo vederci e ammirarci. … Saremo eternamente felici e constateremo che, anche in noi, si è avverato ciò che ha detto Maria: il suo canto [il Magnificat] è anche il nostro e lo possiamo verificare perché già fin d’ora esprime il nostro cammino.

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Essere fiamma viva, nel fuoco dello Spirito

Si deve essere mansueti e fedeli alla Chiesa, che non nasce dal basso, ma dall’alto, chiamata dallo Spirito santo che la convoca, l’assiste, la guida. La Chiesa è il mistero del disegno di Dio e della sua presenza ed è la casa dei cristiani santi e peccatori nello stesso tempo. Nella liturgia e nei sacramenti chiediamo perdono dei peccati per essere salvati e santificati: lo Spirito santo fa unità con noi e ci unisce a Dio. […] L’unità avviene nella diversità: nella distinzione vi è unione nello Spirito santo, il quale ci prepara e ci aiuta ad essere una cosa sola con il Padre. […] Nessuno si fa santo per sé stesso, ma nella comunione della Chiesa: comunione di santi. L’uomo dà gloria a Dio quando è unito a lui. […] Buttandoci nel fuoco ardente dello Spirito potremo essere fiamma viva, inesauribile che riscalda i cuori affranti e timorosi.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Lo Spirito Santo e il mondo

Lo Spirito santo, che nella creazione aleggiava sopra le acque, attualmente avvolge ancora tutta l’umanità e quindi si trova e vuole essere accanto al peccatore, fino a che, accorgendosi della sua presenza e della sua verità, l’essere umano domandi perdono. Questa presenza vigile, assidua e misericordiosa dobbiamo viverla e proporla pure noi, per favorire la congiunzione dell’indifferente, dell’incredulo, del debole con Dio amore. […] Tanti […] non vanno più in chiesa, ma dentro hanno qualche cosa. Non dobbiamo puntare il dito contro di loro, ma dobbiamo raccogliere quelle briciole che ci sono dentro e farle fruttificare, non spegnere il lumicino appena acceso. […]. In questo caso, cioè nell’avvicinare l’incredulo, lo Spirito santo può essere agevolato nell’entrare in quell’uomo e santificarlo. Siamo chiamati ad aiutare lo Spirito santo con la nostra missionarietà fatta di testimonianza, di parole in ogni luogo.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Il Regno è Amore

Per tentare di ottenere quei risultati che Dio attende dalla sua Chiesa […] è indispensabile lasciarci avvolgere dallo Spirito santo, perché splenda il suo Regno, che è regno d’amore. Lo Spirito santo è in cielo, in terra, in ogni luogo, anche qui siamo avvolti dallo Spirito santo. […] Non pensiamo alle cose lontane quando sono immediate e vicine: basta entrare nel contesto della verità. Ripeto, che è indispensabile lasciarci avvolgere dallo Spirito santo che è regno di Amore. Quando ci domandano che cos’è o com’è il Regno di Dio, bisogna rispondere: è regno d’amore. […]. Amore è amore, […], Carità, Bene, Gloria, realtà presenti in cielo, in terra e in ogni luogo.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Convinti e avvinti dallo Spirito Santo

Desidero che la mia vita viva nella tua vita, che le mie parole nascano nel silenzio del deserto interiore e la mia persona sia costante preghiera. […] Mentre si salgono le vette dell’ascesi cristiana sarà possibile portare con noi coloro che, avendo visto nel nostro volto la “Pace” e la Gioia donateci da Dio, ne sono rimasti attratti, avvinti, convinti… da chi? […] Pensiamo a quella parola che abbiamo detto, ma forse, prima è stata preceduta dal dono dello Spirito santo e anche dall’esempio che abbiamo dato. […] I convertiti da chi sono stati attratti, avvinti e convinti? Certamente dallo Spirito santo che ha agito in noi e in loro.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Lo Spirito anima della evangelizzazione

Il cristiano deve annunciare la Buona Novella, ma la sua parola non è efficace se la sua persona non è divinizzata. Ci chiediamo qualche volta: “io sono divinizzato?” […] per capire quanto opera in me lo Spirito anche se non lo vedo, anche se non capisco […]. La nuova evangelizzazione non vive e non si diffonde efficacemente attraverso i mezzi di comunicazione […]: la via di comunicazione dello Spirito santo passa attraverso l’uomo […], che è il tempio dello Spirito santo. […] Non è possibile realizzare l’evangelizzazione senza la presenza dello Spirito santo, perciò la nostra prima azione deve essere rivolta alla nostra conversione, alla nostra santificazione. […]. Si può fare, perché, se lo Spirito santo me lo concede io vivo in Cristo, non mi stanco, me lo ricordo, poi magari me lo dimentico, ma ricomincio.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Vai dal Consigliere e Consolatore perfetto!

Siccome vivere non è molto facile, noi chiediamo allo Spirito santo di consigliarci, santificarci, di farci suo tempio […], in modo che lo Spirito santo usi la nostra vita come reale lettura del Vangelo […]: il vangelo siamo noi! Quando recitiamo l’“inno allo Spirito santo” […] riconosciamo che egli è il dolce consolatore, l’acqua viva, il fuoco dell’anima, la luce dell’intelletto, l’eterna sapienza. […] Noi a volte perdiamo tempo a farci consigliare dagli altri, ascoltiamo le loro chiacchiere: spesso non sono veri consigli, ma un inutile blaterare. Vai, invece, dal Consolatore perfetto, dallo Spirito santo, è lui che consiglia! […] Si deve andare dallo Spirito santo che è ospite dell’anima: nella fatica riposo, nel pianto conforto. Egli piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato, dona virtù e premio.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Il Cristiano deve essere Cristo, portando lo Spirito

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Solo lo Spirito ci può concedere la chiarezza di sapere in ogni istante ciò che vuole da noi il Signore, rendendoci comprensibile il Vangelo ed aiutandoci ad attuarlo. […]. Ognuno nel posto stabilito da Dio deve essere “Cristo”, altrimenti non ci sarebbe motivo di essere chiamati cristiani. Perché ci facciamo chiamare così? Se non siamo Cristo, se non siamo cristiani, usurpiamo un nome che non ci appartiene. […]. essere come il lievito nella farina, un orante nella propria stanza, nella strada, nel battito del proprio cuore, un qualunque viandante, un pellegrino, un lavoratore che porta con sé lo Spirito di Dio. […]. “In nulla ti distinguerai se non nell’essere un Vangelo vivente”.

Ireos, Spirito Santo, luce di mente e cuore [1997].

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Lo Spirito Santo e i gemiti inesprimibili

Lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili [Rm 8,26].
Pregare con Gesù vuol dire fare esperienza spirituale dell’intervento dello Spirito santo […]. La nostra vita, pur essendo sotto il segno dell’ordinarietà, viene trasformata dallo Spirito, così che in qualunque giorno, in un momento qualsiasi, non solo riusciamo a vivere alla presenza di Dio, ma viviamo “la presenza di Dio”, viviamo in Dio. […]. Questi sono doni che lo Spirito santo ci offre, ma occorre essere disponibili e pronti a riceverli perché sovente egli ce li offre e noi siamo distratti e non li accogliamo […]. Non è necessario essere immersi in qualche pratica di preghiera per accorgersi di essere posseduti da Dio […]: ciò che è necessario è stare attenti a ciò che Dio fa a me.

Ireos, Spirito Santo, Luce di mente e cuore (1997).

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Lo Spirito, luce di mente e cuore

Lo Spirito santo apre la mente ed il cuore umano, affinché l’uomo possa capire la Sacra Scrittura, crescere nella fede, nella speranza e nella carità e lasciarsi santificare. Lo Spirito santo, con la sua potente presenza, ci aiuta a cogliere prima con stupore, e poi con entusiasmo, la grandezza di quanto Dio ha fatto per noi e la sapienza con cui dispone ogni cosa per il nostro bene: tutto per il nostro bene.

Ireos, “Spirito Santo, luce della mente e del cuore” [Esercizi del 1997].

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Corpus Domini

Senza nulla togliere all’insegnamento della Chiesa e alla mia obbedienza ad essa, io trovo nell’Eucaristia tutto l’inse­gna­men­to della Parola, la forza dei sacramenti, l’amore trinitario.

L’Eucaristia è la forza sacrificale e spirituale della Chiesa e la forza santificante del fedele. Nell’Eucaristia abbiamo il grande miracolo di vedere con gli occhi corporei una Ostia che è la manifestazione di Dio purissimo spirito e vero uomo. Si vede e si fa veramente comunione con Dio e gli uomini. Ci si unisce, ci si lega, si vive compenetrati l’uno all’Altro e con tutti.

Oltre al grande mistero d’amore divino si osserva la sua grande disponibilità, l’assoluta condivisione con le miserie umane.

Il nostro povero cuore batte accanto al suo che ci comunica la sua reale presenza divina. L’immenso Dio creatore si fa materialmente più piccolo della sua creatura.

Ireos, Sempre e Tutto per amore.

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La carità accoglie la Gloria di Dio e sarà la gloria nostra

È necessario alzare le braccia verso l’alto per accogliere la carità divina e diffonderla con le azioni di servizio al prossimo, sia esso vicino o lontano. … Tutta la carità che l’uomo riuscirà a realizzare in terra si trasformerà in gloria quando egli raggiungerà il Cielo.

 

Ireos, In preparazione…

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La fede coglie la Gloria di Dio…

Per poter intuire sempre meglio e sempre più il pensiero divino è necessario aumentare la forza della fede, perché essa … può favorire la conoscenza esperienziale delle verità trascendenti e renderci felici di prostarci innanzi all’Agnello immolato sulla croce, trono del suo amore.

Ireos, In preparazione…

 

 

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In Dio tutto è in unità

Le realtà create da Dio sembrano a noi divise: infatti diciamo che il Cielo è di là e la Terra di qua. Questo è il nostro modo di dire, ma per la Santissima Trinità vi è soltanto un’unica realtà: la sua creazione.

Lo spirito e la materia sono uscite dal suo amore e rispecchiano la sua generosità, la sua armoniosa inventiva che vide essere tutta bella. Anche questo mondo, che attualmente si ritrova nella concupiscenza del male, alla fine farà parte della terra e dei cieli nuovi.

 

Ireos, In preparazione…

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Il Paradiso è qui e ora e noi siamo nel mondo ma non del mondo

Come sappiamo, la Città di Dio, cioè il Paradiso, è un “luogo” che si conquista su questa terra, è un “tempo” che inizia in questa vita. È una Città che sta bene nel tempo e fuori del tempo; ad essa si arriva lavorando, pregando e facendo opere di bene gratuitamente. Il bene eterno dell’aldilà si conquista con il bene vissuto e fatto qui.

Ora dobbiamo dimostrare coi fatti che siamo nel mondo ma non siamo del mondo, perché agiamo sulla terra a servizio del paese umano ma restiamo attratti dal Cielo e in comunione con esso. Nella condizione a noi possibile già fin d’ora, in modo velato, partecipiamo al tutto del presente e del futuro.

 

Ireos, In preparazione…

 

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SANTISSIMA TRINITÀ: Contempliamo Dio Amore

Padre invisibile, incorporeo, ovunque presente ed eterno,
mi rallegro con gioia inesprimibile
quando nella preghiera reclino il mio capo in te,
inaccessibile ed inviolabile Essere.
Io, pur con l’anima, sono carne
che con amore hai plasmato:
sono tuo, perché tu mi hai chiamato per nome
e messo al tuo cospetto.
Mi prostro, mi inginocchio, mi siedo, mi alzo
e in ogni situazione mi fai provare la tua presenza,
perché ovunque io vada e qualunque cosa io faccia,
tu sempre ci sei.

Tu sei Amore!

Signore Gesù Cristo, Figlio del Padre,
condividendone la volontà ti sei incarnato
per opera dello Spirito Santo
nel grembo di Maria vergine,
divenendo nostro fratello, via, verità e vita.
La carne che hai assunto da Maria, come la mia,
ha origine da quella di Adamo:
sei nostro fratello Dio,
che abiti e vivi ancora con noi nell’eucaristia.

Per tuo dono sono tuo tabernacolo, tua casa;
la tua carne divina mi assimila
e nella salvezza che tu mi hai donato
con la tua morte in croce e la tua resurrezione
mi dài modo di non perdermi,
lasciandomi tenere la mano sempre avvinta alla tua, segnata dalle stimmate; con questo segno
fra tutte le persone dell’universo sempre ti riconosco,
perché sei morto in croce per me,
prendendo il mio posto:
tu in croce; e io tra le tue braccia gloriose.

Tu sei Amore!

Spirito Santo, che procedi dal Padre e dal Figlio,
tu “aleggi sulle acque”, sul mondo, riempi la Chiesa
e rimani su ogni persona che santifichi,
perché non perda l’“immagine e somiglianza”
donatale da Dio.
Tu sei la mia protezione:
se cado, mi rialzi; se sono afflitto, mi consoli.
La tua invisibilità è splendente;
la tua luminosità non acceca.
Guidi i miei passi e mi conduci
alle alte vette della contemplazione,
che diviene mistica e visione.

Tu sei Amore!

Tre Persone, un solo Dio.

Tu sei Amore!

 

Ireos, Con animo sereno, Contemplazione del divino amore

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Dimmi come soffri e ti dirò chi sei…

La croce è benedizione: la croce, che doveva essere motivo di scandalo, in Cristo è diventata segno d’amore.

Le nostre sofferenze, malattie, contrarietà diventano per noi motivo di insofferenza oppure serena partecipazione alle sofferenze di Cristo, così che con il suo aiuto diventano riparazione per nostri peccati e per quelli del mondo? Le difficoltà ci abbattono, le detestiamo oppure riusciamo a farle diventare occasione di mite e costante santificazione?

 

Ireos, In preparazione…

La croce è benedizione.

La croce, che doveva essere motivo di scandalo, in Cristo è diventata segno d’amore.

Le nostre sofferenze, malattie, contrarietà diventano per noi motivo di insofferenza oppure serena partecipazione alle sofferenze di Cristo, così che con il suo aiuto diventano riparazione per nostri peccati e per quelli del mondo? Le difficoltà ci abbattono, le detestiamo oppure riusciamo a farle diventare occasione di mite e costante santificazione?

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Cosa significa leggere il Vangelo

Non si deve più leggere il Vangelo e restare quelli che siamo: esso ci deve migliorare, ci deve costruire per diventare pietra angolare del suo Regno.

Serve a poco dire ad altri di ascoltare il Vangelo; servirebbe molto di più poter affermare umilmente: “Chi vede me vede il Padre”, perché per grazia divina Gesù mi ha convertito e ora non sono più quello del passato e neppure quello di ieri. Siamo convinti che noi cristiani siamo poca cosa, ma dopo aver fatto e dato tutto il possibile diciamo con Pietro [al paralitico (At 3,6)]: “Non possiedo niente, ma ti do quello che ho, cioè la fede in Cristo, e perciò ti dico: àlzati, muoviti, seguilo, se vuoi essere sereno come sono io”.

 

Ireos, In preparazione…


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Chi deve convertirsi? Tutti, a partire da noi!

Ci sono delle conversioni strepitose e altre minute e costanti. Nella nostra vita possiamo riconoscere i fatti e i motivi delle nostre conversioni e delle nostre defezioni del passato. Per grazia di Dio spero che sia giunto o giunga presto il momento di una nuova crescita di conversione. …

Tutti dobbiamo convertirci, perché tutti siamo chiamati ad amare Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima. Siamo chiamati ad essere santi e ad evangelizzare il mondo. Non si deve più leggere il Vangelo e restare quelli che siamo, esso ci deve migliorare, ci deve costruire per diventare pietra angolare del suo Regno.

 

Ireos, In preparazione…

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Le vicissitudini della vita

Se osserviamo la vita delle persone ci accorgiamo come nella loro storia personale hanno avuto dei mutamenti: non penso tanto ai successi o ai fallimenti della carriera, ma ai cambiamenti di vita. Quanti giovani amici della nostra infanzia sono arrivati a scelte che allora non prevedevamo! Quante situazioni finite bene o male ci stupiscono e hanno dell’incredibile!

Le varie vicissitudini esistenziali sono state occasione per un afflosciamento o innalzamento della propria personalità. Una stessa situazione provoca reazioni diverse: uno si avvicina a Dio, un altro si allontana e questo perché siamo liberi nelle nostre risposte.

 

Ireos, In preparazione…

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Cogli (bene) l’attimo presente!

Il tempo del nostro vivere su questa terra va usato bene, perché, anche se vivremo molti anni, il tempo passa ed è breve.

Ireos, In preparazione…

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Una vita generosa non avrà rimpianti!

Le virtù per costruire la santità sono molte e non si esauriscono mai; il Signore, che conosce il numero dei nostri capelli, le conta una ad una e alla fine della vita se ho lavorato poco e non sono stato generoso non servirà a nulla il mio pentimento, le mie tardive lacrime: sarò giudicato per quello che ho fatto e per quello che sono.

Spero di non dover rimpiangere in quel momento tutte le possibilità di crescita del premio eterno che mi hanno offerto i poveri bisognosi che ho incontrato e che ho trascurato.

 

Ireos, In preparazione…

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Pentecoste

Discende lo Spirito Santo
e i deboli diven­ta­no forti,
i timorosi diventano guerrieri di Cristo,
gli igno­ranti diventano oratori e mae­stri.

Con la discesa dello Spirito Santo
il Cielo sposa la terra,
il buio diventa luce,
i pec­ca­tori ricevono la gra­zia.

È finita la settimana lavorativa
ed è iniziato il giorno di festa.

Dio è Dio! Alleluia, Alleluia.
Dio è Dio! Osanna, Osanna!

 

Ireos, Icona biblica

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Un paradosso cristiano: favorire il benessere & amare la povertà

Non andiamo a divertirci se sappiamo che quel tempo può essere donato a chi è in difficoltà, non mettiamo nel ventre cibo in sovrappiù mentre altre bocche sono affamate.
Cerchiamo di lavorare per il benessere ma di amare la povertà, procuriamoci il necessario ma proibiamoci il superfluo.

 

Ireos, In preparazione

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Cosa si intende per disponibilità

I poveri ci danno occasione di crescere nella santità.

Ci sono molti modi per aiutare il prossimo e in modo particolare i poveri, ma ci vuole sempre la disponibilità a rinunciare, quando necessario, alla propria comodità, alla spensieratezza, all’agiatezza, allo svago e alle volte persino al riposo. Certo ci vuole equilibrio, ma si deve stare attenti che dietro questa parola non si nasconda il proprio egoistico pensare a sé.

Ireos, In preparazione…

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Le incomprensioni sono… comprese nella vita davvero cristiana

Il dolore, la sofferenza, le umiliazioni, l’essere incompresi, disprezzati, ingiuriati, trascurati, disonorati, eccetera, non sono situazioni che ci devono trovare ribelli alla croce mancando alla carità, alla comprensione, al perdono e alla misericordia. Queste e altre virtù vanno acquisite e usate nei rapporti con il prossimo e nelle relazioni di qualunque tipo.

 

Ireos, In preparazione…

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Il cristiano nel mondo deve essere ben preparato, ma soprattutto coerente

È bene, possibilmente, essere preparati culturalmente, adatti ai compiti da svolgere, ma in tutti i casi dobbiamo avere una morale che corrisponda a Cristo vivente in noi: Cristo deve essere l’anima di ogni attimo della nostra vita.

Ireos, In preparazione…

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Due opposti errori: prepotenza e troppa accondiscendenza

Un altro atteggiamento errato nel quale possiamo incorrere è quello di prendere degli impegni, che, anziché costare soltanto a noi, ricadono sulle spalle di altri. Ad esempio, capita di compiere gesti di carità che non siamo in grado di fare da soli o con altri consenzienti, perché imprudentemente abbiamo esagerato nel consumare le forze o abbiamo sbagliato nel valutare l’impegno, per cui obblighiamo altri contro voglia ad aiutarci o a dover correre in nostro soccorso, subendo e riparando i nostri errori.

Ci possono essere casi contrari in cui, mancando un equilibrio ben educato ed educante, con troppa facilità si concede a Cesare quello che è di Dio, ossia si tralascia di esercitare la carità per un falso rispetto umano.

 

Ireos, In preparazione alla Festa…

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I nostri limiti e i cosiddetti moti primi (involontari)

Anche le persone migliori hanno dei difetti, dei limiti e, alle volte, anche se più raramente perdono l’equilibrio e hanno degli scatti imprevisti che sono dovuti a moti primi: fanno male a chi li riceve, ma non sono una colpa per chi li ha espressi.

Ireos, In preparazione alla Festa…

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Cosa fare quando ci trattano male

Una persona della famiglia, un amico, un collega di lavoro, uno studente o un’altra persona ci insulta, borbotta, ci tratta male: facilmente ci mettiamo sulla difensiva e ci ribelliamo, vogliamo avere le spiegazioni inerenti a quel comportamento. Un buon cristiano, invece, per prima cosa deve ringraziare Dio per averlo messo nella condizione di suo Figlio Gesù e con lui condividerne la sofferenza, poi deve avere uno sguardo di be­nevola misericordia per la persona che è incorsa in quella indelicatezza ed infine avere compassione, perché forse quella persona è sofferente ed il suo gesto può essere stato un’esplosione dovuta all’ultima goccia di difficoltà, angheria, stanchezza subita durante l’intero giorno.

 

Ireos, In preparazione alla Festa…

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La brutta discrepanza tra Cristo e cristiani…

Il cristiano deve uscire dalla logica del mondo profano per riattestarsi sui valori evangelici che la polvere dei secoli sta ricoprendo. Perlopiù non si vive il Vangelo nudo e perciò i nostri comportamenti sono distanti e non corrispondono al messaggio del Maestro Gesù. Sarà bene osservare il nostro modo di comportarci e verificarlo alla luce del Vangelo: scopriremo facilmente la diversità che esiste tra Cristo e i cristiani. Continuando così, anziché rinvigorire il cristianesimo e diffonderlo in tutto il mondo lo vanificheremo dal suo interno.

Ireos, In preparazione alla Festa…

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Abbiamo la possibilità, anzi il dovere gioioso, di imitare Gesù

Il male che ci arriva dalle persone non deve provocare reazioni negative, ma favorire l’imitazione di Gesù. Se uno mi dà uno schiaffo, devo porgere l’altra guancia; se uno è senza mantello, gli dono metà del mio; se uno mi chiede di fare un miglio con lui, ne farò due. Se sono servito male e per ultimo, se mi viene assegnato il posto peggiore, se uno attraversa la strada in modo da intralciare e mettere in difficoltà la mia guida, ho sempre la possibilità, anzi (come cristiano) il dovere gioioso, di imitare la misericordia e la pazienza di Cristo.

Ireos, In preparazione alla Festa…

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Qual è lo spessore delle nostre virtù?

Osserviamo qual è lo spessore delle nostre virtù. Se uno ci calunnia e ci insulta, ci viene in mente che anche Gesù ha subito tale affronto e che lui ci ha addirittura preceduti? Se siamo incompresi e derisi, ci ricordiamo che anche Gesù è stato preso a sputi e vilipeso?

Ireos, In preparazione alla Festa…

 

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Papa Benedetto XVI nella omelia per la solennità del Corpus Domini (23 giugno 2011):

La parola comunione, che noi usiamo anche per designare l’Eucaristia, riassume in sé la dimensione verticale e quella orizzontale del dono di Cristo. E’ bella e molto eloquente l’espressione ricevere la comunione riferita all’atto di mangiare il Pane eucaristico. In effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia… (1 Cor 10,16-17).

Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me” (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sé, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perché è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sé, la nostra individualità, in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria.

Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche.

Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità. Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna. Specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore, il che darebbe spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta da fuori, né da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perché ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perché abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia.

Ritorniamo ora all’atto di Gesù nell’Ultima Cena. Che cosa è avvenuto in quel momento? Quando Egli disse: Questo è il mio corpo che è donato per voi, questo è il mio sangue versato per voi e per la moltitudine, che cosa accadde? Gesù in quel gesto anticipa l’evento del Calvario. Egli accetta per amore tutta la passione, con il suo travaglio e la sua violenza, fino alla morte di croce; accettandola in questo modo la trasforma in un atto di donazione. Questa è la trasformazione di cui il mondo ha più bisogno, perché lo redime dall’interno, lo apre alle dimensioni del Regno dei cieli. Ma questo rinnovamento del mondo Dio vuole realizzarlo sempre attraverso la stessa via seguita da Cristo, quella via, anzi, che è Lui stesso. Non c’è nulla di magico nel Cristianesimo. Non ci sono scorciatoie, ma tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio. Per questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità, la storia ed il cosmo attraverso questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucaristia è il sacramento. Mediante il pane e il vino consacrati, in cui è realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo trasforma noi, assimilandoci a Lui: ci coinvolge nella sua opera di redenzione, rendendoci capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di vivere secondo la sua stessa logica di donazione, come chicchi di grano uniti a Lui ed in Lui. Così si seminano e vanno maturando nei solchi della storia l’unità e la pace, che sono il fine a cui tendiamo, secondo il disegno di Dio.

Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia – e nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria.

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Papa Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma (13 giugno 2011):

Per <educare alla fede> è necessario educare anche al silenzio e all’interiorità. Confido che… gli itinerari di iniziazione cristiana educhino alla preghiera, perché essa permei la vita ed aiuti a trovare la Verità che abita il nostro cuore. E la troviamo realmente nel dialogo personale con Dio. La fedeltà alla fede della Chiesa, poi, deve coniugarsi con una creatività catechetica che tenga conto del contesto, della cultura e dell’età dei destinatari. Il patrimonio di storia e arte… è una via ulteriore per avvicinare le persone alla fede: molto ci parla della realtà della fede…
Invito tutti a fare tesoro nella catechesi di questa via della bellezza che conduce a Colui che è, secondo S. Agostino, la Bellezza tanto antica e sempre nuova.

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Papa Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma (13 giugno 2011):

Perché tutto questo risulti efficace e porti frutto è necessario che la conoscenza di Gesù cresca e si prolunghi oltre la celebrazione dei Sacramenti. È questo il compito della catechesi…, «distinta dal primo annuncio del Vangelo, che ha suscitato la conversione…» (Esort. ap. Catechesi tradendae, 19). La catechesi è azione ecclesiale e pertanto è necessario che i catechisti insegnino e testimonino la fede della Chiesa e non una loro interpretazione. Proprio per questo è stato realizzato il Catechismo della Chiesa Cattolica, che idealmente questa sera riconsegno a tutti voi, affinché la Chiesa di Roma possa impegnarsi con rinnovata gioia nell’educazione alla fede. La struttura del Catechismo deriva dall’esperienza del catecumenato della Chiesa dei primi secoli e riprende gli elementi fondamentali che fanno di una persona un cristiano: la fede, i Sacramenti, i comandamenti, il Padre nostro.

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Papa Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma (13 giugno 2011):

E come coltivare poi il germe della vita eterna…? San Cipriano ci ricorda: “Nessuno può avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa per Madre”. Ed è perciò che non diciamo Padre mio, ma Padre nostro, perché solo nel “noi” della Chiesa, dei fratelli e sorelle, siamo figli. Da sempre la comunità cristiana ha accompagnato la formazione dei bambini e dei ragazzi, aiutandoli non solo a comprendere con l’intelligenza le verità della fede, ma anche a vivere esperienze di preghiera, di carità e di fraternità. La parola della fede rischia di rimanere muta, se non trova una comunità che la mette in pratica, rendendola viva ed attraente, come esperienza della realtà della vera vita. Ancora oggi gli oratori, i campi estivi, le piccole e grandi esperienze di servizio sono un prezioso aiuto per gli adolescenti che compiono il cammino dell’iniziazione cristiana, a maturare un coerente impegno di vita. Incoraggio, quindi, a percorrere questa strada che fa scoprire il Vangelo non come un’utopia, ma come la forma piena e reale dell’esistenza. Tutto ciò va proposto in particolare a coloro che si preparano a ricevere il sacramento della Cresima, affinché il dono dello Spirito Santo confermi la gioia di essere stati generati figli di Dio. …

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Papa Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma (13 giugno 2011):

Ma chi è il messaggero di questo lieto annuncio? Sicuramente lo è ogni battezzato.

Soprattutto lo sono i genitori, ai quali spetta il compito di chiedere il Battesimo per i propri figli. … Tutti i papà e le mamme sono chiamati a cooperare con Dio nella trasmissione del dono inestimabile della vita, ma anche a far conoscere Colui che è la Vita e la vita non è realmente trasmessa se non si conosce anche il fondamento e la fonte perenne della vita. … Fin da piccoli, i bambini hanno bisogno di Dio, perché l’uomo dall’inizio ha bisogno di Dio, ed hanno la capacità di percepire la sua grandezza; sanno apprezzare il valore della preghiera – del parlare con questo Dio – e dei riti, così come intuire la differenza fra il bene ed il male. Sappiate, allora, accompagnarli nella fede, in questa conoscenza di Dio, in questa amicizia con Dio, in questa conoscenza della differenza tra il bene e il male.

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Papa Benedetto XVI alla Diocesi di Roma (13 giugno 2011):

Se gli uomini dimenticano Dio è anche perché spesso si riduce la persona di Gesù a un uomo sapiente e ne viene affievolita se non negata la divinità. Questo modo di pensare impedisce di cogliere la novità radicale del Cristianesimo, perché se Gesù non è il Figlio unico del Padre, allora nemmeno Dio è venuto a visitare la storia dell’uomo, abbiamo solo idee umane di Dio. L’incarnazione, invece, appartiene al cuore del Vangelo! Cresca, dunque, l’impegno per una rinnovata stagione di evangelizzazione, che è compito non solo di alcuni, ma di tutti i membri della Chiesa. L’evangelizzazione ci fa sapere che Dio è vicino: Dio ci è mostrato.

In quest’ora della storia, non è forse questa la missione che il Signore ci affida: annunciare la permanente novità del Vangelo, come Pietro e Paolo…? Non dobbiamo anche noi oggi mostrare la bellezza e la ragionevolezza della fede, portare la luce di Dio all’uomo del nostro tempo, con coraggio, con convinzione, con gioia?

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Papa Benedetto XVI al convegno ecclesiale della Diocesi di Roma (13 giugno 2011):

La Chiesa, ciascuno di noi, deve portare nel mondo questa lieta notizia che Gesù è il Signore, Colui nel quale la vicinanza e l’amore di Dio per ogni singolo uomo e donna, e per l’umanità intera si sono fatti carne. Questo annuncio deve risuonare nuovamente nelle regioni di antica tradizione cristiana. Il beato Giovanni Paolo II ha parlato della necessità di una nuova evangelizzazione rivolta a quanti, pur avendo già sentito parlare della fede, non apprezzano, non conoscono più la bellezza del Cristianesimo, anzi, talvolta lo ritengono addirittura un ostacolo per raggiungere la felicità. Perciò oggi desidero ripetere quanto dissi ai giovani nella Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia:

“La felicità che cercate, la felicità che avete diritto di gustare ha un nome, un volto: quello di Gesù di Nazareth, nascosto nell’Eucaristia!

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Papa Benedetto XVI al convegno ecclesiale della Diocesi di Roma (13 giugno 2011):

La professione di fede … – “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2,36) – è il lieto annuncio che la Chiesa da secoli non cessa di ripetere ad ogni uomo. A quell’annuncio… tutti «si sentirono trafiggere il cuore» (At 2,37).  … La gente di Gerusalemme comprese che la risurrezione di Gesù era in grado ed è in grado di illuminare l’esistenza umana. E in effetti da questo evento è nata una nuova comprensione della dignità dell’uomo e del suo destino eterno, della relazione fra uomo e donna, del significato ultimo del dolore, dell’impegno nella costruzione della società. La risposta della fede nasce quando l’uomo scopre, per grazia di Dio, che credere significa trovare la vita vera, la “vita piena”.

Uno dei grandi Padri della Chiesa, Sant’Ilario di Poitiers, ha scritto di essere diventato credente nel momento in cui ha compreso, ascoltando il Vangelo, che per una vita veramente felice erano insufficienti sia il possesso, sia il tranquillo godimento delle cose e che c’era qualcosa di più importante e prezioso: la conoscenza della verità e la pienezza dell’amore donati da Cristo (cfr De Trinitate 1,2).

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La radice del male è dentro di noi…

Il Vangelo ci dice di non giudicare se non vogliamo essere giudicati, di amare i nemici, di lasciare l’offerta se sappiamo che uno è in collera con noi, ma, prima di consegnarla, di andare a riconciliarci. Perché ci è così difficile allora ammettere che alle volte siamo incomprensivi, permalosi, poco generosi, insofferenti, negligenti, superficiali, egoisti?

Il male non si genera all’esterno, ma è da noi stessi coltivato dentro di noi e a volte fuoriesce mettendo in mostra la nostra situazione interiore.

Ireos, In preparazione alla Festa…

 

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Chi e come bisogna aiutare…

Ogni realtà umana sia oggetto della nostra incarnazione con la specifica attenzione ai problemi dei più bisognosi d’aiuto. Le necessita dell’uomo mutano con l’evolversi della storia ma ci sono e ci saranno sempre. Gesù infatti dice: «I poveri saranno sempre con voi». Certamente non intendeva solo i mendicanti o i poveri di beni materiali.

È necessario usare molta attenzione per vedere le realtà che cambiano le situazioni dell’uomo bisognoso. Il nostro intervento [= quali appartenenti di una particolare realtà ecclesiale] deve avvenire nelle forme e nei metodi secolari, senza immischiare la Comunità, ma impegnando le singole persone.

 

Ireos, Eccomi

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Amare tutti non vuol dire non amare nessuno!

Si è chiamati ad amare tutti ed in modo giusto. Si può correre il pericolo che dicendo di amare tutti si finisca con il non amare nessuno, o, all’opposto, pensare di iniziare dal più vicino e poi rimanere avvinti a lui solo.

L’equilibrio è difficile da raggiungere ma si deve tendere a trovarlo mediante la ricerca delle varie virtù.

Ireos, Eccomi.

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Dio va amato soprattutto – con cuore indiviso

Un figlio ama i propri genitori anche quando risponde a una chiamata di vita celibataria consacrata a Dio. L’amore che porta ai genitori, non essendo per nulla in contrasto con l’amore a Dio, non lo rende con cuore diviso. Così l’amore di due sposi che amano Dio sopra ogni cosa, esperimentano nelle loro persone che si amano la effettiva appartenenza a Dio, sapendo che questo è un diritto di Dio, un loro dovere, una loro libera risposta vocazionale. …

Da quanto pensato sin’ora deduco che Dio Trino va amato in modo totale, assoluto, cioè soprattutto: perché ogni persona appartiene a lui, che l’ha fatta a sua immagine e somiglianza.

Ireos, Una sventagliata di pensieri spirituali.

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