La vita in comunione

La Comunità è intesa come la messa in comune della vita personale dei singoli, nella reciproca condivisione (rispettosa ma vera) di beni spirituali e materiali, al fine di stabilire all’interno e di estendere all’esterno una comunione leale e fraterna, secondo l’amore che esiste nella Trinità. Intorno alla Comunità si estende la Fraternità, famiglia spirituale di persone congiunte al Gruppo e legate alla sua spiritualità, pur senza particolari vincoli comunitari.

La vita comunitaria del Gruppo si esplica negli incontri settimanali, nelle convivenze annuali, nella sollecitudine reciproca di carità e nel legame di amicizia spirituale e umana al fine di costruire una autentica famiglia di famiglie. Proprio per il carattere di ordinarietà della vocazione del Gruppo, non è prevista vita in coabitazione se non in circostanze molto particolari. Poiché in Gruppo vengono a convergere il cammino personale e quello comunitario, momenti caratteristici della vita di comunità sono l’incontro comunitario e il colloquio personale con il proprio responsabile.

Gli incontri comunitari settimanali hanno come caratteristica la formazione continua secondo le esigenze sempre nuove della vocazione, l’ascolto della Parola di Dio, lo scambio di esperienze personali e la revisione di vita, come in un’agape fraterna.

Il colloquio periodico (e possibilmente mensile) che ogni membro della Comunità ha con il suo responsabile personale è un mezzo di discernimento della volontà di Dio e di accompagnamento spirituale nel cammino.

La guida della Comunità nel suo insieme è affidata al Responsabile Generale e al Consiglio eletti ogni quattro anni dal Congresso; ferma restando la potestà del Responsabile Generale su tutta la comunità, egli delega ai responsabili personali la guida dei singoli.

Il Gruppo è articolato in comunità locali, a loro volta suddivise (se il numero lo richiede) in piccoli nuclei di una decina di persone al massimo, sotto la guida di coordinatori.

Sono membri del Gruppo a tutti gli effetti coloro che, dopo aver compiuto il periodo di aspirantato, si impegnano a vivere la vocazione del Gruppo nella Comunità; sono membri congiunti coloro che, al termine dell’aspirantato, si ripromettono di condividere lo spirito del Gruppo nella Fraternità, senza particolari vincoli comunitari; sono considerati simpatizzanti coloro che sono vicini a vario titolo al Gruppo, condividendone la spiritualità senza però farne propriamente parte.

L’aspirantato è il periodo di almeno quattro anni, in cui l’aspirante sotto la guida del maestro e del proprio responsabile personale aspira ai carismi più grandi ripercorrendo la via della fede, della speranza e della carità: durante i primi tre periodi approfondisce in generale la vita cristiana, ricevendo una catechesi sistematica sul Credo, sul Padre Nostro e sui Comandamenti e una formazione personale alla vita di fede, di preghiera e delle virtù evangeliche, al fine di scoprire la propria vocazione, che può anche essere diversa da quella del Gruppo; il quarto periodo è invece finalizzato all’approfondimento della Costituzione e all’assimilazione della spiritualità e del carisma del Gruppo. Dall’aspirantato sono scaturite anche alcune vocazioni alla vita presbiterale e a quella religiosa, attiva e contemplativa. Gli aspiranti prendono parte alla vita del Gruppo pur con momenti specifici dedicati alla loro formazione.

Per compiere la volontà che Dio ha nei confronti di ciascuno, i membri del Gruppo si impegnano, dopo la conclusione dell’aspirantato, a lasciarsi costruire dal Signore attraverso una formazione permanente, che prevede anche incontri mensili di aggiornamento delle principali tematiche della vita cristiana e della vocazione alla luce dei fermenti sempre nuovi nella Chiesa e nel mondo. In particolare, il decimo anno di appartenenza alla Comunità è dedicato alla verifica della propria personale donazione a Dio, mentre ogni dieci anni dalla fondazione viene proposto a tutto il Gruppo un «anno sabbatico» di revisione comunitaria e di riflessione sul carisma ricevuto.